Un film iconico
Un corvo immortale
Un successo e un tragico evento
Pubblicato il 12.05.2021 11:30
di Angelo Lungo
Il colore nero rappresenta la chiusura e la fine. Di sera trova la sua icastica espressione: il buio, oltre il quale pare che non ci possa essere più nulla.
Il corvo è nero e nell’immaginario collettivo evoca il fantastico, ha una potente simbologia, esercita un fascino intrigante e misterioso, evoca un approdo verso un altrove ignoto.
Eppure è un uccello socievole e intelligente.
The Raven è il titolo di una poesia di Edgar Allan Poe. “Nervermore” ossia mai più, recita continuamente. Nel componimento la poetica dell’inglese è esaltata: l’orrore, il mistero, una tensione continua. E ancora: il dolore, la morte, l’angoscia.
La cifra stilistica è raffinata: uno sprazzo di esistenza.
“Se solo smettesse di piovere… Non può piovere per sempre”.
Nel mese di maggio del 1994 esce nelle sale il film di Alex Proyas “The Crow”.
Il successo è immediato. Citazioni iconiche. L’ambientazione colpisce e rapisce, il colore nero prevale in tutta la sua gravità e magniloquenza.
La storia d’amore è travolgente, strugge, avvolge d’emozione.
E nasce un’autentica leggenda verso il protagonista Brandon Lee.
La trama: Erica Draven e Shelly Wewbster sono due innamorati: vivono il sentimento con passione e l’ardore della gioventù. Abbracciati e sereni sono colti nel loro appartamento da quattro criminali. Un’irruzione violenta, spietata, immotivata nelle conseguenze. La morte arriva ineluttabile prima per Shelly e poi per Eric.
Trascorre un anno: un corvo si posa sulla tomba di Eric e il ragazzo resuscita e lo guida verso la vendetta. Potere e preveggenza: tra i due pare esserci un legame indissolubile.
Eric ha un tarlo: rimettere una parvenza d’ordine al caos, infliggere dolore e sofferenza a chi ha tolto la vita a due innamorati e che si è lasciato trasportare dal lato più oscuro e atroce dell’animo, rompendo un incanto e frantumando una “bellezza”.
“Io credo che da qualche parte vaghino le anime irrequiete che portano il peso della loro disperazione, aspettando l’occasione per far tornare giuste le cose sbagliate. Solo allora potranno stare con le persone che amano. Qualche volta un corvo indica loro la strada, perché qualche volta… l’amore è più forte della morte…”.
Ma il vero colpo di scena, tragico, ci fu durante le riprese. Brandon Lee, mentre il film era in procinto di essere completato, rimase ferito mortalmente da un colpo di pistola. Fu sostituito da una controfigura e grazie a degli effetti digitali.
Ecco la dicotomia tra amore e morte: il primo nella sua essenza più pura riesce a imporsi nei confronti del secondo, la sconfigge oltre ogni tempo, oltre ogni legame terreno.