La
Serbia ha messo paura al Dream Team. E alla fine si è lamentata,
sotto accusa gli arbitri, rei di aver fischiato in un'unica
direzione. “Sono successe cose strane...”, commenta coach
Pesic. “Gli States non hanno bisogno di questi aiuti”,
chiosa Bogdanovic. “Diteci subito contro quale avversario non ci
è permesso vincere”, scrive il Presidente della Serbia. E c'è
chi dice no platealmente. È stata clamorosa la protesta messa in
atto dalla squadra di pallanuoto italiana. Il Settebello, giocava per
la medaglia di bronzo, mentre suonava l'inno ha girato le spalle ai
direttori di gara. Per quattro minuti ha tenuto un ritmo bassissimo.
Come a dire, cari dirigenti non accettiamo le vostre regole. Ha
ricevuto la solidarietà degli avversari, la nazionale spagnola, e
del pubblico. L'Italia intera si sente defraudata. Ma i ricorsi fatti
per ripetere la partita non hanno avuto esito. Il palazzo si è difeso compatto. Il fortino è inespugnabile. E così si è espresso
il presidente del Coni Malagò: “La reazione è contraria allo
spirito olimpico”. L'italiano, membro del Cio, è stato chiaro:
“La protesta non è condivisibile. Lo dico da uomo delle
istituzioni. Abbiamo fatto ricorso. E sono dispiaciuto di questa
reazione”. Si chiama “ragion di stato”, probabilmente
Malagò ha letto Niccolò Machiavelli. Su arbitri e giudici alle
Olimpiadi bisognerebbe riflettere. Perché declamare il motto
“spirito olimpico” diventa un alibi sterile, offende
l'intelligenza delle persone e mina la credibilità dello sport.
(Foto Keystone)