Per il Lugano di Jacobacci è arrivata,
quindi, la sentenza definitiva: niente Conference League anche se, come
sappiamo, il piazzamento europeo dei bianconeri ticinesi era legato a
moltissime variabili dipendenti principalmente dai risultati delle avversarie
dirette che precedevano le quali, con l’eccezione di Lucerna e Losanna,
seccamente battute rispettivamente da Young Boys e San Gallo, non hanno
steccato. La compagine ticinese, quindi, andrà venerdì sera in Svizzera
centrale per provare a migliorare il sesto posto attuale, contro la squadra di
Celestini la quale, con tutta probabilità, sarà già con testa e gambe sulla
finale di Coppa svizzera contro il San Gallo, in programma, come sappiamo, per
il lunedì di Pentecoste.
La domanda, come sempre, è se si debba o
meno essere soddisfatti di quanto fatto. Diciamo di sì: se è vero che il gruppo
messo a disposizione dell’ex tecnico di Sion e recentemente Bellinzona era, qualitativamente,
probabilmente il migliore dal ritorno nella massima serie dei bianconeri, lo è
altrettanto che anche gli altri erano, tutto sommato, equivalenti. E la prova è
il grande equilibrio tra le contendenti, con la sola eccezione dello Young Boys
campione. A rendere oggettiva questa affermazione sono i numeri, per esempio,
del Vaduz, protagonista di una grande rimonta nel girone di ritorno e che, da
squadra data per retrocessa, è ancora padrona del proprio destino.
Ci sarebbe poi da discutere sul livello
complessivo del calcio elvetico, che il ranking europeo ha condannato in modo
inesorabile all’esclusione dall’Europa League quando, fino alla scorsa
stagione, la squadra vincitrice della Coppa nazionale veniva ammessa di diritto
alla fase a gironi della competizione citata. Sul banco degli imputati anche la
formula del campionato che, con la sua incertezza, secondo molti impedisce alle
compagini una programmazione seria e, soprattutto, di lanciare i giovani, data
l’assenza di partite “tranquille”.
Il rovescio della medaglia sono però sfide
senza nessuna motivazione di classifica da aprile in poi, come si vede nella
vicina Penisola o, senza andare troppo lontano, in Challenge League la quale,
pur essendo a dieci squadre, con soli tre posti utili in chiave
promozione/retrocessione e un minore equilibrio, sovente si decide prima della
fine, perlomeno per i posti che contano, soprattutto in questi anni che hanno
visto retrocessioni eccellenti. Bisogna, quindi, tenere conto di tutto.
Tornando ai bianconeri, proprio in virtù
della classifica corta, in più occasioni, durante la stagione, ci siamo trovati
di fronte a partite definite “di svolta”. Col senno di poi, quelle vere
(purtroppo in negativo) sono state la sfida casalinga di Coppa svizzera con il
Lucerna e quella (sempre a Cornaredo) con il Servette. Si è tutto deciso,
quindi, in un paio di settimane nel mese di aprile.
Rispetto al primo atto, con i
confederati, va fatta una doverosa premessa. L’esclusione tutto sommato a
sorpresa dello Young Boys dalla Coppa per mano del San Gallo
(meritatamente finalista, tra l’altro) aveva infatti aperto ai ticinesi
l’inattesa strada verso la finalissima della competizione che, come sappiamo,
consente di iscrivere il proprio nome sull’albo d’oro della medesima e regala
un posto in Europa. Davanti c’era l’undici di Celestini, cliente sicuramente
difficile ma alla portata dei ticinesi. La sconfitta e le circostanze che
l’hanno provocata (il gol del pareggio dei biancoblù, con un pallone mandato in
porta dal vento in occasione del pareggio che portò le squadre ai
supplementari, e il rigore fallito da Maric a pochi istanti dal termine degli
stessi), sono stati una picconata per i sottocenerini. Al pari, come scrivevamo
sopra, della sconfitta casalinga in campionato con il Servette, avvenuta pochi
giorni dopo, con i Ginevrini che venivano da due rovesci consecutivi, e con 10
reti incassate in due partite, e in formazione rimaneggiata per via dei
problemi avuto con un focolaio di Coronavirus.
Se è vero che le quattro
sconfitte consecutive hanno fatto precipitare i luganesi a metà classifica, è
anche oggettivo che due di queste sono state contro le avversarie dirette le
quali, quindi, oggi sono davanti. In fondo, è il calcio. Sognare è stato
bellissimo, ma solo due potevano arrivare in Europa; e il Lugano aveva la
squadra per giocarsela, ma non con la certezza di arrivare davanti alle altre.
A nostro parere, quindi, bicchiere mezzo pieno sicuramente. E ora, testa alla
prossima stagione.