C'è
chi dice no. E lo fa platealmente. Mette in atto una contestazione
pubblica. Tutti dovevano vedere. Il Milan, a Roma contro la Lazio,
aveva appena pareggiato. Si era al minuto 73, c'era un cooling break
e Paulo Fonseca aveva riunito la squadra. Era l'ora di un ultimo
incitamento. Erano tutti presenti, tranne due: Theo Hernandez e
Rafael Leao. Si sono tenuti a una debita distanza, lontani. Erano
addirittura nell'altra metà campo. Una protesta palese.
Entrambi non erano stati schierati nella formazione iniziale. Sono
subentrati quando la situazione volgeva al peggio, e si stava
materializzando l'ennesima clamorosa sconfitta. Fonseca e Hernandez,
terminata la partita, hanno abbozzato una spiegazione, ma le loro parole sono di prassi e poco convincenti. Le immagini parlano chiaro, e rimane la gravità
del comportamento: inaccettabile e incomprensibile. Leao e Hernadez
sono considerati dei campioni. Rappresentano l'emblema del Milan
degli ultimi anni. Contro il Parma hanno giocato malissimo e nella
partita contro la Lazio sono stati esclusi. Fonseca li ha tenuti
fuori, giusto o sbagliato si è assunto le sue responsabilità. Il
gesto dei due calciatori non è ammissibile, è palese la pubblica critica nei
confronti dell'allenatore. Sapevano che le telecamere avrebbero
ripreso tutto. E tutto questo non aiuta nessuno, neanche loro stessi.
La stagione del Milan è iniziato malissimo. La rosa è ampia e sbilanciata, ci sono troppi giocatori atipici. Mancano centrocampisti
funzionali e due esterni di difesa affidabili. L'allenatore non è
supportato e lui stesso non sembra avere in chiaro un progetto
tattico efficace, apre un personaggio in cerca di un autore. E poi c'è la figura del grande plenipotenziario:
Ibrahimovic. Pochi dubbi: non ha nessuna esperienza e le sue capacità
sono tutte da dimostrare. L'ego non è un principio ordinatore, serve
anche la competenza e quella, molto spesso, si acquisisce con il
tempo.
(Foto Keystone)