CALCIO
Il Milan è già in crisi
Due punti in tre partite e uno spogliatoio che sembra spaccato: Fonseca a rischio?
Pubblicato il 01.09.2024 04:19
di Silvano Pulga
In altri tempi, un pareggio a Roma sponda biancazzurra sarebbe stato un risultato da accogliere con favore. Invece, sabato sera, dopo il triplice fischio finale dell'arbitro Massa, la sensazione è stata quella di un pannicello caldo. Non solo: alcune cose che si sono viste all'Olimpico hanno dato la sensazione di una situazione quantomeno allarmante, dal punto di vista della tenuta dello spogliatoio.
Va detto che la prima frazione, pur non esaltante, aveva messo in risalto una ripresa dal punto di vista fisico: squadra più corta, un palleggio insistito (soprattutto dopo il gol del vantaggio) e un Noah Okafor che, pur confermando di non essere una prima punta, forse per mostrare qualcosa a Murat Yakin, ha giostrato abbastanza bene con Pulisic sulla fascia sinistra. Peccato che nessuno dei centrocampisti abbia approfittato appieno degli spazi che l'attaccante elvetico creava coi propri movimenti: tuttavia, poteva essere il segnale di un'evoluzione, anche (e soprattutto) dal punto di vista tattico. Poi, nella ripresa, complici un certo calo fisico da parte degli ospiti, e i correttivi tattici inseriti da Baroni, il vento è cambiato, coi rossoneri superati nel punteggio nel giro di una manciata di minuti. Come in occasione della gara casalinga con il Torino, sono state le sostituzioni a consentire ai milanesi di riportare in parità l'incontro. Certo, tecnici abili a leggere le partite come molti di quelli che siedono sulle panchine della nostra Super League, Mattia Croci-Torti in testa, forse quei cambi li avrebbero fatti un po' prima, dopo aver capito che quelli fatti dall'allenatore avversario avevano cambiato l'inerzia dell'incontro; tuttavia, si è detto di dare tempo a Paulo Fonseca di capire certe dinamiche e, in fondo, siamo solo alla terza giornata. Di sicuro, il confronto con quanto visto a San Siro 24 ore prima è stato deprimente per i tanti innamorati del Diavolo, al di qua e al di là del confine.
Il mercato è finito, e si è vista la differenza di gestione tra una dirigenza, quella nerazzurra, che aveva piazzato i propri colpi più importanti molto prima dell'apertura della stagione e quella rossonera, che ha inseguito alcuni elementi senza successo (Zirkzee) e ha messo a disposizione altri giocatori in ritardo all'allenatore (Fofana, Emerson Royal). Logico che non sia né corretto né logico bocciare giocatori che hanno disputato una manciata di minuti dopo pochi giorni di allenamento con i compagni, ma il problema della copertura delle fasce sembra non essere stato risolto. La sensazione è che questa squadra possa fare bene solo con un'intensità nettamente maggiore di quella degli avversari: ma si tratterebbe di qualcosa non proprio alla portata di una squadra di calcio, soprattutto nel lungo periodo. Quando tira il fiato, il Milan lascia praterie agli avversari, che possono infilare in velocità la difesa, sfidando i difensori rossoneri in duelli individuali che hanno poi buone possibilità di vincere. Al netto di tutto questo, l'atteggiamento di Rafa Leão e Theo Hernández ha lasciato stupefatti tifosi e addetti ai lavori, presenti allo stadio o incollati davanti allo schermo.
In definitiva, la sosta per la nazionale arriva al momento opportuno. Ma la sensazione è che, al di là dei tempi fisiologici e di adattamento, ci siano dei problemi grossi di comprensione tra il tecnico e i giocatori. Le parole di Musah dopo Parma e certe cose viste ieri sera andrebbero in quella direzione. Ma, soprattutto, sono i numeri a far tremare il popolo cacciavite: 6 reti incassate in 3 partite, nessuna vittoria, e solo 2 punti, frutto di due pareggi, entrambi in rimonta. Serve, insomma, una scossa forte, perché il rischio di una stagione anonima è già concreto. Il problema è che, questa scossa, non si capisce da dove possa arrivare, e di quale entità debba essere.
(Foto Keystone)