C'erano una volta quelli che dicevano che guardare un Gran Premio di Formula 1 era una "rottura". Beh, può darsi che ci sia stato un periodo noioso, non osiamo certo negarlo: tuttavia, quel momento, ormai, è finito. Non accadeva da lustri che in una stagione ci fossero 7 piloti vincenti (non è ancora finita, tra l'altro), ed erano anni che non si vedeva una lotta così serrata in classifica, sia per il mondiale piloti che per quello costruttori. Insomma, come abbiamo già scritto in altre occasioni, per il funerale della Formula 1 si prega di ripassare più avanti.
Al netto di queste considerazioni, anche se non siamo degli amanti dei circuiti cittadini (a parte Montecarlo, ma perché emerge la nostra anima fortemente tradizionalista e conservatrice, perlomeno quando si parla di motori), quella di Baku è stata una gara che ha lasciato noi (e pensiamo molti altri) con il fiato sospeso sino alla fine. E se è vero che le macchine contano, ovviamente, lo è anche che, quando le prestazioni sono vicine, a fare la differenza restano comunque gli uomini. Quelli al volante, naturalmente, ma non solo: perché anche chi sta al muretto può avere l'intuizione geniale, indovinare la strategia corretta, il carico aerodinamico migliore per quel circuito. Poi c'è l'imponderabile: la foratura, l'incidente, un intervento della Safety Car. La Formula 1 di oggi è tutto questo: e anche se qualcuno dirà che le gare sono troppo lunghe, che la soglia di attenzione dei giovani è invece bassa eccetera, ci siamo noi coi capelli grigi a tenere la barra dritta. E siccome, piaccia o no, almeno in Occidente siamo maggioranza, care giovanette e giovanotti, stateci e basta. E, se non vi piace, cambiate canale: sul vostro televisore in camera, ovviamente, perché quello in sala bello grande resta sintonizzato sul Gran Premio. E poche storie.
Tornando alla gara, ormai la supremazia della Mc Laren sulla Red Bull è tutta nel sorpasso, a pochi Km dalla bandiera a scacchi, di Lando Norris, partito sedicesimo per una disavventura nelle prove di qualificazione, ai danni di Max Verstappen (che in griglia aveva dieci posizioni di vantaggio), il quale è andato avanti tutta la gara a lamentarsi della propria monoposto col muretto. Vista la stupenda prestazione del compagno di squadra del britannico, l'australiano Oscar Piastri, primo ai danni della Ferrari di Charles Leclerc grazie a una migliore tattica di gara ma, soprattutto, in virtù di un sorpasso che rimarrà impresso nella nostra memoria per parecchio tempo, il primo posto nella classifica costruttori è ormai realtà (erano più di due anni che gli austro-britannici erano in testa). Il resto sarà un duello lunghissimo tra Lando e Max, che metterà a dura prova i nervi dell'olandese volante, poco abituato a vedere gli scarichi delle monoposto avversarie. Molto, quindi, dipenderà dalla testa dei protagonisti, fatto questo che mette l'automobilismo sul piano di tutte le altre discipline sportive.
La Ferrari? I numeri, impietosamente, ci ricordano che Charles Leclerc è partito una ventina e passa di volte davanti a tutti (a Baku per la quarta volta consecutiva, tra l'altro), ma ha poi tagliato il traguardo per primo solo in cinque occasioni. Visto anche l'incidente occorso nel finale a Carlos Sainz, nel corso di un duello all'ultima curva per salire sul podio con Checo Pérez, l'amarezza di Frédéric Vasseur alla fine appare più che giustificata. La cronaca della gara ci restituisce infatti una Ferrari più veloce sino al cambio gomme, e comunque in grado di battersi per il gradino più alto del podio sin quasi al termine: poi, il miglior equilibrio delle auto britanniche ha avuto la meglio. La strada, insomma, è quella giusta: la sensazione, però, è che, nonostante i progressi, quelle di Maranello non siano ancora le migliori monoposto in pista. In ogni caso, sarà un grande finale di stagione: sarà bello viverlo, e raccontarlo.
Al netto di queste considerazioni, anche se non siamo degli amanti dei circuiti cittadini (a parte Montecarlo, ma perché emerge la nostra anima fortemente tradizionalista e conservatrice, perlomeno quando si parla di motori), quella di Baku è stata una gara che ha lasciato noi (e pensiamo molti altri) con il fiato sospeso sino alla fine. E se è vero che le macchine contano, ovviamente, lo è anche che, quando le prestazioni sono vicine, a fare la differenza restano comunque gli uomini. Quelli al volante, naturalmente, ma non solo: perché anche chi sta al muretto può avere l'intuizione geniale, indovinare la strategia corretta, il carico aerodinamico migliore per quel circuito. Poi c'è l'imponderabile: la foratura, l'incidente, un intervento della Safety Car. La Formula 1 di oggi è tutto questo: e anche se qualcuno dirà che le gare sono troppo lunghe, che la soglia di attenzione dei giovani è invece bassa eccetera, ci siamo noi coi capelli grigi a tenere la barra dritta. E siccome, piaccia o no, almeno in Occidente siamo maggioranza, care giovanette e giovanotti, stateci e basta. E, se non vi piace, cambiate canale: sul vostro televisore in camera, ovviamente, perché quello in sala bello grande resta sintonizzato sul Gran Premio. E poche storie.
Tornando alla gara, ormai la supremazia della Mc Laren sulla Red Bull è tutta nel sorpasso, a pochi Km dalla bandiera a scacchi, di Lando Norris, partito sedicesimo per una disavventura nelle prove di qualificazione, ai danni di Max Verstappen (che in griglia aveva dieci posizioni di vantaggio), il quale è andato avanti tutta la gara a lamentarsi della propria monoposto col muretto. Vista la stupenda prestazione del compagno di squadra del britannico, l'australiano Oscar Piastri, primo ai danni della Ferrari di Charles Leclerc grazie a una migliore tattica di gara ma, soprattutto, in virtù di un sorpasso che rimarrà impresso nella nostra memoria per parecchio tempo, il primo posto nella classifica costruttori è ormai realtà (erano più di due anni che gli austro-britannici erano in testa). Il resto sarà un duello lunghissimo tra Lando e Max, che metterà a dura prova i nervi dell'olandese volante, poco abituato a vedere gli scarichi delle monoposto avversarie. Molto, quindi, dipenderà dalla testa dei protagonisti, fatto questo che mette l'automobilismo sul piano di tutte le altre discipline sportive.
La Ferrari? I numeri, impietosamente, ci ricordano che Charles Leclerc è partito una ventina e passa di volte davanti a tutti (a Baku per la quarta volta consecutiva, tra l'altro), ma ha poi tagliato il traguardo per primo solo in cinque occasioni. Visto anche l'incidente occorso nel finale a Carlos Sainz, nel corso di un duello all'ultima curva per salire sul podio con Checo Pérez, l'amarezza di Frédéric Vasseur alla fine appare più che giustificata. La cronaca della gara ci restituisce infatti una Ferrari più veloce sino al cambio gomme, e comunque in grado di battersi per il gradino più alto del podio sin quasi al termine: poi, il miglior equilibrio delle auto britanniche ha avuto la meglio. La strada, insomma, è quella giusta: la sensazione, però, è che, nonostante i progressi, quelle di Maranello non siano ancora le migliori monoposto in pista. In ogni caso, sarà un grande finale di stagione: sarà bello viverlo, e raccontarlo.
(Foto Keystone)