Nello
sport da competizione contano i numeri. E oggi, in Formula 1, ci
dicono che Max Verstappen ha 313 punti, cioè 54 in più di Lando
Norris, 78 rispetto a Charles Leclerc e 91 di vantaggio su Oscar
Piastri. Con 7 Gran Premi e 3 gare sprint da correre, ci sono ancora
in palio un massimo di 206 lunghezze. I primi 4 ne incassano
rispettivamente, come noto, 25, 18, 15 e 13 (8, 7, 6 e 5 nelle corse
brevi). Questa, la matematica: vale a dire qualcosa di oggettivo.
Poi, ovviamente, c'è tutto il resto. In una situazione normale, a
livello di classifica piloti, l'olandese volante avrebbe dalla sua un
vantaggio tutto sommato considerevole, anche in presenza di avversari
(perlomeno quelli con le monoposto color papaya) forti, entrambi
competitivi e, tutto sommato, tutti e due in gioco, al netto di un
Charles Leclerc su Ferrari ancora in grado di dire la sua, e quindi
di poter togliere punti agli altri concorrenti. In McLaren hanno
dimostrato, tra l'altro, di non essere troppo abituati a queste
temperature: ma, va detto, non sarebbe facile neppure per gente più
scafata, tipo quelli che stanno in qualche box più indietro (nomi
non ne facciamo, così chi ci legge può mettere chi vuole). Se è
vero infatti che Lando Norris è davanti (i numeri sono belli perché
oggettivi), basterebbe una vittoria del suo compagno australiano
unita a una gara sfortunata del britannico per rimettere tutto in
discussione. A quel punto, diventerebbe arduo parlare di gioco di
squadra, ancora di più di quanto lo sia adesso. Certo, il britannico
è forte, tanto. E sa di potersi giocare le sue carte, anche se certi
errori come quello delle qualifiche del sabato, nel passato fine
settimana, non si dovranno più ripetere. Rispetto a Max, il suo vero
problema è la testa. Il campione del mondo è un fenomeno, a parità
di macchina, e si difende anche con una monoposto non all'altezza.
Ma, contro di lui, ci sono tante situazioni difficili, che gli stanno
creando inquietudini, per affrontare le quali sembrerebbe non essere
del tutto attrezzato. Intanto, ha un compagno di squadra che non è
in grado di aiutarlo (quello di Baku è stato l'ultimo di tanti
episodi quantomeno, diciamo così, interlocutori). In Red Bull,
oltretutto, si respira un'aria da fine impero che neppure in certi
film sull'antica Roma del secolo scorso. A noi piace pensare che
Adrian Newey voglia andarsene da vincitore, perlomeno nel mondiale
piloti (quello costruttori è andato: Max è da solo contro due,
quattro se ci mettiamo anche Carlos Sainz e Charles Leclerc su
Ferrari), e ci aspettiamo un suo ultimo colpo di genio per riportare
il giovanotto batavo sul gradino più alto del podio. Però, è un
fatto che i nuvoloni sulla scuderia anglo austriaca siano una coltre
molto, molto spessa. E non è detto che papà Verstappen, a fine
stagione, non si avvalga della fantomatica possibilità di fuga che
il ricco contratto concederebbe al figlio prediletto. E la Ferrari?
Charles Leclerc arrabbiato a Baku è un buon segnale, come annotava
anche Leo Turrini: se a Maranello si adombrano per un secondo posto,
vuol dire che l'ambiente ha smesso di accontentarsi. Se non altro, la
monoposto sembra tornata competitiva, e potrebbe regalare ai tanti
tifosi del Cavallino qualche soddisfazione autunnale. In fondo, il
rosso è il colore della stagione che verrà.
(Foto Keystone)