Ieri sera, contro il Bienne, non è stata la sua
serata. A parte un paio di giocate illuminanti, con le quali sa sempre mettere
i compagni davanti alla porta, Dominik Kubalik sarà tornato a casa con la consapevolezza
che quei gol sbagliati non fanno parte del suo repertorio.
Lui, di solito, quei gol li fa. O almeno, cinque anni, ad Ambrì, li faceva.
Niente di grave, ci mancherebbe, anche perché la squadra ha vinto lo stesso (ancorché ai supplementari) e soprattutto perché siamo soltanto a inizio stagione.
Chi si aspettava però un Kubalik già in grado di cambiare il volto di questa squadra, forse è rimasto un po’ deluso.
La mancanza di preparazione e il tempo necessario per reintegrarsi in una “nuova” realtà, sono delle attenuanti che vanno comunque prese in considerazione.
Così come l’aspetto mentale di un giocatore che si aspettava di poter continuare la sua carriera in NHL e invece, adesso, si trova in una scomoda situazione di “stand by”. Con un occhio sul ghiaccio e uno sul telefonino.
Quel giocatore che cinque anni fa, affamato, era arrivato in Leventina, adesso ha lasciato il posto a un uomo di quasi 30 anni che “intanto” è ad Ambrì. In attesa di una chiamato dal campionato più bello e difficile del mondo, dove sicuramente sente di poter ancora dare qualcosa.
Ritornare in Svizzera, con la delusione nel cuore di non aver ancora trovato una squadra, non dev’essere stato semplice.
Lui sta provando a dare il massimo, ma se ogni tanto non è il Kubalik che tutti conosciamo, è da capire. Anche lui è un uomo che, come molti, non sa ancora cosa sarà della sua vita.
Lui, di solito, quei gol li fa. O almeno, cinque anni, ad Ambrì, li faceva.
Niente di grave, ci mancherebbe, anche perché la squadra ha vinto lo stesso (ancorché ai supplementari) e soprattutto perché siamo soltanto a inizio stagione.
Chi si aspettava però un Kubalik già in grado di cambiare il volto di questa squadra, forse è rimasto un po’ deluso.
La mancanza di preparazione e il tempo necessario per reintegrarsi in una “nuova” realtà, sono delle attenuanti che vanno comunque prese in considerazione.
Così come l’aspetto mentale di un giocatore che si aspettava di poter continuare la sua carriera in NHL e invece, adesso, si trova in una scomoda situazione di “stand by”. Con un occhio sul ghiaccio e uno sul telefonino.
Quel giocatore che cinque anni fa, affamato, era arrivato in Leventina, adesso ha lasciato il posto a un uomo di quasi 30 anni che “intanto” è ad Ambrì. In attesa di una chiamato dal campionato più bello e difficile del mondo, dove sicuramente sente di poter ancora dare qualcosa.
Ritornare in Svizzera, con la delusione nel cuore di non aver ancora trovato una squadra, non dev’essere stato semplice.
Lui sta provando a dare il massimo, ma se ogni tanto non è il Kubalik che tutti conosciamo, è da capire. Anche lui è un uomo che, come molti, non sa ancora cosa sarà della sua vita.
(Foto Keystone)