Un polsino imparabile per il povero Mayer, il gol dell'1 a 1, la curva che esplode.
Non è un gol qualsiasi, è il gol numero diecimila dell'HC Ambrì Piotta.
Per qualcuno sarà anche soltanto un numero, è vero, ma resterà indelebile nella storia di questo club.
Se a realizzarlo poi è il "figlio della valle", colui che incarna come nessun altro lo spirito biancoblù, ecco che allora questa rete assume i contorni della leggenda.
E poi c'è quel fotogramma, quel fermo-immagine che resta nella testa di ogni tifoso: il disco che si insacca e Inti che alza gli occhi alla curva, come dire "ve lo avevo promesso. Questo è anche per voi".
Non è un gol che decide una partita, certo, ma quell'1 a 1 provvisorio contro il Ginevra, fa venire i brividi. C'era un'aria frizzante nella Gottardo Arena prima della partita: tutti erano a conoscenza del gol che mancava al traguardo storico. E tutti, ne siamo convinti, si auguravano che fosse proprio lui a infilare quel benedetto disco. E se lo sport è bello, è perché sa anche raccontare storie così.
Chissà se Inti lo avrà sognato da piccolo un momento così, quando per andare a scuola, dopo aver fatto la cartella, passava davanti alle volte della mitica Valascia, che adesso non c'è più, ma è rimasta nei cuori di tutti. E lui sognava di esserci un giorno, di scrivere la storia di quel club che gli è entrato nelle vene già da piccolo.
La curva canta “rammento quand’ero fanciullo, sognavo una maglia e un baston” e lui, sono sicuro, si emoziona ancora.
A volte, come detto, le cose non capitano per caso. Se lo slogan dell'Ambrì di quest'anno è ... “fai parte della leggenda”, Inti adesso ne è un rappresentante ufficiale. Il tutto corroborato anche dai numeri. Solo pochi giorni fa aveva festeggiato le 500 partite con la maglia dei leventinesi.
Storie che si tramandano, di generazione in generazione, perché l'Ambrì è anche questo. Dietro un semplice numero, si può celare anche un grande amore.
Non è un gol qualsiasi, è il gol numero diecimila dell'HC Ambrì Piotta.
Per qualcuno sarà anche soltanto un numero, è vero, ma resterà indelebile nella storia di questo club.
Se a realizzarlo poi è il "figlio della valle", colui che incarna come nessun altro lo spirito biancoblù, ecco che allora questa rete assume i contorni della leggenda.
E poi c'è quel fotogramma, quel fermo-immagine che resta nella testa di ogni tifoso: il disco che si insacca e Inti che alza gli occhi alla curva, come dire "ve lo avevo promesso. Questo è anche per voi".
Non è un gol che decide una partita, certo, ma quell'1 a 1 provvisorio contro il Ginevra, fa venire i brividi. C'era un'aria frizzante nella Gottardo Arena prima della partita: tutti erano a conoscenza del gol che mancava al traguardo storico. E tutti, ne siamo convinti, si auguravano che fosse proprio lui a infilare quel benedetto disco. E se lo sport è bello, è perché sa anche raccontare storie così.
Chissà se Inti lo avrà sognato da piccolo un momento così, quando per andare a scuola, dopo aver fatto la cartella, passava davanti alle volte della mitica Valascia, che adesso non c'è più, ma è rimasta nei cuori di tutti. E lui sognava di esserci un giorno, di scrivere la storia di quel club che gli è entrato nelle vene già da piccolo.
La curva canta “rammento quand’ero fanciullo, sognavo una maglia e un baston” e lui, sono sicuro, si emoziona ancora.
A volte, come detto, le cose non capitano per caso. Se lo slogan dell'Ambrì di quest'anno è ... “fai parte della leggenda”, Inti adesso ne è un rappresentante ufficiale. Il tutto corroborato anche dai numeri. Solo pochi giorni fa aveva festeggiato le 500 partite con la maglia dei leventinesi.
Storie che si tramandano, di generazione in generazione, perché l'Ambrì è anche questo. Dietro un semplice numero, si può celare anche un grande amore.
(Foto Keystone/Golay)