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Trento si sta tenendo il Festival dello Sport, un evento organizzato
dalla Gazzetta. Tra gli ospiti anche il Presidente dell'Inter,
considerato uno dei migliori dirigenti d'Italia e non solo. La sua
carriera è costellata di successi, abbina competenza e realismo. Le
parole di Giuseppe Marotta sono nette: “Il sistema non ci
rispetta”. Si riferisce alla politica, che non ascolta le
esigenze di un movimento importante, che dovrebbe essere maggiormente
protetto e garantito. Sottolinea: “Come contribuenti versiamo un
miliardo all'anno”, una cifra rilevante e sostanziosa. La
rivendicazione è chiara: “Siamo qui a chiedere un sistema
legislativo che riconosca il calcio”. Per essere competitivi
servono risorse, altrimenti ci si deve affidare alle “variabili”,
e l'ingresso in Champions è fondamentale. Secondo Marotta la nota
dolente è la “burocrazia”, la conseguenza è la mancata costruzione di impianti all'altezza, capaci di incrementare i ricavi, la realtà
racconta che sotto questo aspetto: “Siamo in Europa il fanalino
di coda”. Risultato: “Lentezza e sfiducia da parte di chi
vuole investire”. Sostiene che il calciatore debba essere
inquadrato giuridicamente in maniera diversa, e non possa considerato
alla stregua di un lavoratore 'normale', in ragione del suo
stipendio, il tipo di contratto dovrebbe essere riconsiderato. E dove
va il calcio? Si dice “testimone di un'evoluzione”. Fa
notare: “Ho vissuto il modello del mecenatismo e quello
dell'imprenditorialità vera”. L'ingresso dei fondi di
investimento è necessario e, quasi, provvidenziale. Non c'erano
alternative. Se non fossero arrivati si “Andava verso il
default, meno male che ci sono”. Ergo: gli stranieri sono
benvenuti, e dovrebbero essere aiutati, dovrebbero poter operare in
un contesto più adeguato ai cambiamenti in atto. Il quadro legislativo ha
l'obbligo di considerare questi elementi.
(Foto Keystone)