Si pensa al calcio e lo si
vede come a uno spettacolo senz’anima, uno scontro agonistico fine a se stesso.
Il contorno è un flusso di informazioni incessante, dove non c’è narrazione.
L’impulso sovrasta il sentimento, e l’apparenza prevale sull’emozione. Eppure
ci sono ancora storie di calcio che si possono raccontare, personaggi che
colpiscono l’immaginario collettivo. Uno di questi è Marcelo Bielsa, attuale
tecnico del Leeds, un argentino, che vuole proporre un gioco ambizioso e
identitario, senza compromessi, che spiega così la sua filosofia: “Lo stile di
gioco è quella cosa per cui vieni criticato se perdi, ma elogiato se vinci. I
risultati sono importanti ma fino a un certo punto, deve prevalere una visone e
un progetto tattico”. Le sue squadre sono imprevedibili suscitano divertimento
e paura, un intrattenimento dove prevale il divertimento, che avvolge e
coinvolge i suo tifosi ma anche gli spettatori neutrali. Bielsa è uno
straordinario motivatore, insiste sulla necessità di creare e plasmare una
“base solida”, pronta a seguire le sue idee senza incertezze o timori. I
giocatori sono sottoposti a uno sforzo atletico costante, a un’applicazione
metodica, e devono avere sempre impresso un obiettivo: vincere divertendo. È
carismatico, ha un fascino indubbio, circondato da un alone mistico, istrionico
in campo, ma fuori dal rettangolo verde, di lui si sa poco o nulla. L’istinto
delle sue formazioni è quello di andare velocemente in verticale, sempre con
palla a terra, il pallone non va mai all’indietro, e l’impostazione dell’azione
non avviene mai orizzontalmente. Marcelo Bielsa non è un conservativo o un
riformista, è un rivoluzionario che afferma: “Abbiamo un obbligo rispetto alla
bellezza del gioco, vincere. Ma il modo di vincere ha smesso di essere
importante, deve esserci una punizione per chi ignora la bellezza del gioco per
ottenere la vittoria. Io amo il calcio, perché tengo alla gente che tiene al
calcio, e hanno una soddisfazione, specie
quelli più poveri che non hanno altro. Non dobbiamo offrire solo i risultati,
ma bisogna offrire il calcio come elemento estetico e lo stiamo solo
impoverendo. La valorizzazione dell’estetica è una condizione che abbiamo
incorporata come esseri umani ed è collegata alla sensibilità”. In sintesi:
coniugare estetica ed etica.
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Marcelo Bielsa, la bellezza è etica
Premier League: il tecnico argentino continua stupire con il suo gioco