Non c’è nulla di nuovo nella
considerazione che le federazioni sportive si sentano onnipresenti su tutto
quanto accada nel loro sport, ma soprattutto e volentieri plenipotenziari non
solo su questioni sportive, ma spesso anche giuridiche. E molto spesso – i
diversi casi della FIFA ce lo insegnano – andando al di là di semplici leggi di
diritto sul lavoro, di quello europeo oppure urtando il codice delle
obbligazioni. Quello del calciatore Bosman, un esempio su tutti.
Stavolta tocca alla FIS, la Fédération
Internationale du Ski, da sempre accasata nel Canton Berna, prima a
Gümligen, oggi a Oberhofen sul Lago di Thun. La federsci nazionale tedesca
(DSV, Deutscher Ski-Verband) infatti ha ottenuto un importante successo legale
nella sua disputa con la FIS sui diritti di commercializzazione degli eventi di
Coppa del Mondo di sci, che la FIS, appunto, voleva centralizzare a dispetto
delle diverse federazioni nazionali.
Il Tribunale regionale di
Monaco 1 ha accolto in larga misura la richiesta di ingiunzione temporanea
presentata dal DSV. La decisione della FIS di commercializzare i diritti
mediatici e di marketing a livello centrale è stata classificata dal tribunale
come una violazione della legge antitrust europea e non potrà quindi essere
attuata.
Nell'aprile 2024, la FIS aveva
deciso che la commercializzazione delle Coppe del Mondo di vari sport invernali
non sarebbe più stata organizzata dalle federazioni nazionali, ma a livello
centrale dalla federazione mondiale. Il tribunale ha stabilito che questa
decisione costituisce una restrizione illegale della concorrenza. Il tribunale
ha stabilito che questa decisione costituiva una restrizione illegale della
concorrenza, sostenendo che la FIS stava sfruttando la sua posizione dominante
sul mercato e che le federazioni nazionali erano costrette a stipulare accordi
con la federazione mondiale per poter continuare a organizzare le competizioni.
Il tribunale ha inoltre
respinto l'argomentazione della FIS secondo cui il diritto antitrust europeo
non sarebbe applicabile al caso in questione e il tribunale di Monaco non
sarebbe competente. Insomma: palle di neve in faccia.
La federazione austriaca
(ÖSV) aveva già intrapreso un'azione legale contro la FIS prima dei tedeschi. Lo
scorso giugno, l'ÖSV ha intentato una causa a Vienna e la prima udienza è
prevista per la fine di questo mese. Naturalmente si possono ben capire gli
austriaci che “posseggono” le gare di Kitzbühel, che quanto a popolarità (e
ricchezza) sono quello che è Monte Carlo per la Formula 1, come scrive il sito
orf.at.
Le rappresentative nazionali DSV
e ÖSV, di principio non sono fondamentalmente contrarie alla
commercializzazione centralizzata e ritengono che questo passo sia
strategicamente sensato. Tuttavia, criticano l'approccio della FIS sotto il suo
presidente anglosvedese Johan Eliasch che, appunto,
si sente un tantino plenipotenziario. Eliasch vinse l’elezione a danno del
presidente elvetico, Urs Lehmann, ma a mo’ di postilla non dimenticheremo che
furono proprio gli austriaci a sostenerlo – per poi pentirsene.
Le federazioni chiedono un
maggiore coinvolgimento nell'assegnazione e nell'organizzazione dei diritti di
commercializzazione, non essendo ancora convinte che la riforma prevista
porterà loro vantaggi decisivi. Per il momento la federazione della neutrale
Svizzera non si è ancora esposta a dei commenti, ma difficilmente Swiss-Ski
molla i diritti su Wengen, Adelboden o Crans-Montana. E tra Muri e Oberhofen ci
sono ancora i crepacci attorno alle gare di discesa ai piedi del Cervino da
chiudere.
(Foto Keystone)