I conti non tornano e Conte lascia
Chi se ne va che male fa
Clamoroso divorzio tra l’allenatore e l’Inter
Pubblicato il 27.05.2021 12:18
di Angelo Lungo
L’Inter conferma se stessa, la sua indole, il suo esistenzialismo. Nemmeno il tempo di godersi la recente vittoria e l’ennesimo ribaltone è servito.
Si legge scudetto 19 e si scrive Marotta e Conte. Sono loro gli artefici del successo dei nerazzurri.
Marotta è tra i migliori dirigenti italiani. Arrivato a Milano, senza remore e con decisione, ha scelto il migliore allenatore sulla piazza: lo ha strapagato e ha avuto ragione. La sua gestione societaria è stata esemplare e da manuale. In due anni ha costruito una squadra vincente.
Il ruolo di Conte è stato fondamentale e decisivo. La cavalcata della Beneamata è stata esaltante e sicura, nonostante un avvio incerto.
L’uomo vive di certezze granitiche e di passioni, ma all’improvviso diventa preda dei suoi umori. È un condottiero, un motivatore, concentrato spasmodicamente sul suo lavoro. È un costruttore: migliora i giocatori e ne sono la prova Lautaro e Barella. L’argentino con Spalletti scaldava la panca.
L’inopinata eliminazione dalla Champions e le difficoltà finanziarie della società potevano essere letali e portare al fallimento, ma il leccese è un indomito, ha reagito, ha stimolato e fatto crescere a dismisura l’orgoglio dei suoi calciatori.
Il mister non ha mezze misure, si accende e si spegne. È un egotico. La storia con Juve, Chelsea e Inter ha avuto il medesimo epilogo.
L’impatto con l’ambiente nerazzurro è stato di diffidenza visto i suoi trascorsi, ma nel finale di stagione è scoppiata la passione: quella che obnubila. Seppure a distanza i sentimenti scatenano emozioni e fanno emergere pulsioni frequenti.
Risultato, tifosi sotto la sede: osanna per il tecnico e contumelie per la proprietà.
Ma il calcio non è solo il campo verde, ci sono anche i numeri e quelli sono impietosi e riportano alla dura realtà.
Risparmi, risparmi: il mantra dei cinesi è chiaro.
Per Suning, che pure non ha lesinato investimenti, l’Inter è un piccolo ingranaggio, diventato oltremodo costoso. Poco interessa la storia del club, poco comprendono come il pallone possa fomentare un simile affetto. Si tratta di un problema economico lapalissiano e di una distanza culturale.
Lo scenario futuro è complicato da decifrare, starà all’abilità di Marotta cercare una soluzione, che sarà al ribasso.
L’Inter e Conte si separano consensualmente quasi senza colpo ferire, d’altronde lo spirito del tempo è quello della “società liquida” dove tutto si consuma velocemente: desideri senza pretese.
Il football del terzo millennio rotola veloce e non ammette sentimentalismi: quelli sono residui lasciati ai romantici e agli idealisti.
Il resto si vedrà.