Qualcosa si dovrà pur fare no? Allora, visto che Yakin non
sembra pensarci, proponiamo Fabian Rieder nel cuore del gioco. L’ex-YB, ora
allo Stoccarda (1 gol e 2 assist in 6 partite di Bundesliga), è il miglior
talento uscito dal campionato svizzero negli ultimi cinque o sei anni. Quando
poco più di un anno fa lo Young Boys l’ha venduto al Rennes si disse che era
giusto che il ragazzo partisse al mondo per sviluppare il suo sapere. E che
questa sapienza fosse già variegata lo ha dimostrato per perduta osmosi il
lento scoscendere dei gialloneri, dal primo all’ultimo posto (hanno concorso
anche tutta una teoria di vendite più o meno scellerate e uno sbandamento nelle
menti dirigenziali). Ma vabbé, non è di questo che si vuol parlare.
In Nazionale Yakin l’ha schierato spesso, ma sempre in posizioni estranee: esterno destro nel centrocampo a cinque, qualche volta mezzala destra. Ruoli da comprimario che Rieder ha svolto con diligenza, ma ricacciando la sua personalità inventiva al servizio della causa, lui che è un centrocampista centrale che da vertice basso è diventato quasi un trequartista. Personalità da leader.
È chiaro che con la difesa a tre e il centrocampo a quattro, con gli inamovibili interni Xhaka e Freuler, per Rieder non c’è spazio, se non appunto per dare il cambio a qualche esterno (contro la Serbia a destra al posto dell’infortunato Widmer).
Sarebbe ora di tornare a un 4-2-3-1 (non ci piacciono i numeri, ma è per semplificare) con Rieder alle spalle del centravanti. Fabian è il solo ad avere piedi e inventiva simil-Shaqiri, sa dare equilibrio aiutando anche in mediana. Ha 22 anni, margini di crescita enormi, ma utilizzato così non troverà mai la sua dimensione con la Svizzera, e la Svizzera continuerà ad essere una confusione tattica, o peggio, un protettorato di alcuni senatori.
La Nations League è un torneo senza prestigio, poco più che una somma di amichevoli, ma ogni partita è invece importante. Yakin sembra non tenerne conto (uh, i dolorosi casi Sommer e Schär gli sono scivolati addosso come acqua gelida senza che si svegliasse).
Insomma, Rieder con le chiavi del gioco d’attacco è un’idea precisa. Ma nostra, non di Murat. E sbaglia lui.
In Nazionale Yakin l’ha schierato spesso, ma sempre in posizioni estranee: esterno destro nel centrocampo a cinque, qualche volta mezzala destra. Ruoli da comprimario che Rieder ha svolto con diligenza, ma ricacciando la sua personalità inventiva al servizio della causa, lui che è un centrocampista centrale che da vertice basso è diventato quasi un trequartista. Personalità da leader.
È chiaro che con la difesa a tre e il centrocampo a quattro, con gli inamovibili interni Xhaka e Freuler, per Rieder non c’è spazio, se non appunto per dare il cambio a qualche esterno (contro la Serbia a destra al posto dell’infortunato Widmer).
Sarebbe ora di tornare a un 4-2-3-1 (non ci piacciono i numeri, ma è per semplificare) con Rieder alle spalle del centravanti. Fabian è il solo ad avere piedi e inventiva simil-Shaqiri, sa dare equilibrio aiutando anche in mediana. Ha 22 anni, margini di crescita enormi, ma utilizzato così non troverà mai la sua dimensione con la Svizzera, e la Svizzera continuerà ad essere una confusione tattica, o peggio, un protettorato di alcuni senatori.
La Nations League è un torneo senza prestigio, poco più che una somma di amichevoli, ma ogni partita è invece importante. Yakin sembra non tenerne conto (uh, i dolorosi casi Sommer e Schär gli sono scivolati addosso come acqua gelida senza che si svegliasse).
Insomma, Rieder con le chiavi del gioco d’attacco è un’idea precisa. Ma nostra, non di Murat. E sbaglia lui.
(Foto Keystone)