CICLISMO
La fatica nobile dei ciclisti
Sul San Bernardino, dove è salito e passato il Giro d’Italia, li ho osservati
Pubblicato il 30.05.2021 10:30
di Giorgio Genetelli
C’è una fragilità a fior di labbra nello sforzo supremo dei ciclisti, così smagriti e affilati come le loro biciclette. Logico: il mezzo meccanico è una forma di sviluppo spaziale, per aerodinamica e materiali, mentre alimentazione e medicina calibrano battiti di ciglia e pulviscoli di grasso. Ma la fatica no, è sempre primordiale, e lascia immaginare le transumanze tra i ghiacci dei primi uomini. Sul San Bernardino, dove è salito e passato il Giro d’Italia, li ho osservati, tornante dopo tornante, abbronzati e pallidi, soli e indefessi nel silenzio dei meccanismi, quasi dolenti nel fragore della carovana e dei tifosi. Il tempo e lo spazio sono le due ganasce di una morsa ineludibile, mentre il mondo sembra fermo ad osservarli senza provare pena. Sono degli Odisseo senza mai una Itaca.
Quando il primo gruppetto è sbucato dalla curva ho provato a gridare un “dai” ma la gola mi si è chiusa e gli occhi si sono messi a strizzare acqua, subito seccata dal vento delle cime (tutti abbiamo qualche pena). Li ho visti passare, inclinati e fusi con la bicicletta come fantini coi cavalli. Solo che loro, i ciclisti, sono i cavalli stessi, protesi col muso a fendere e respirare l’aria, con una nobiltà operaia che non concede neanche il tempo di un sorriso, lo spazio di uno sguardo. C’è solo la strada, quella davanti.
La coreografia di moto e auto, sgargiante e chiassosa, non fa che acuire il contrasto con il silente scorrere dei ciclisti, che paiono scatenare una civiltà con la loro eroica operosità, ma nel contempo ne sembrano servi, con le scritte pubblicitarie e i vestiti da arlecchini.
Mi si è riempito il cuore di un’emozione già conosciuta quando, in una notte senese, vidi passare un cavallo del Palio, tenuto per le briglie dal palafreniere, e nei suoi occhi scorsi l’innocenza e la profondità dell’anima. Sono i cavalli i protagonisti assoluti del Palio, e così i ciclisti al Giro, a tutti i giri. Anche se non vincono mai.
Il ciclismo è un’epopea grandiosa, di splendori e miserie, lo sappiamo tutti. Ma ogni volta è uno stupore.