Alla fine, conta unicamente il risultato. Brutto dirlo, ma è così.
Il Lugano torna alla vittoria e lo fa a Berna, su una pista da sempre ostica e contro un avversario che sta molto meglio rispetto alla scorsa stagione.
L’impresa riesce grazie al 97% di parate del suo portiere. Ma attenzione, non è tanto la percentuale (che di per sé non vuol dire tutto..) degli interventi che conta, no, qui la cosa che salta all’occhio è il grado di difficoltà. Pezzi di bravura che ieri sera il portiere del Lugano ha estratto dal suo repertorio.
“Se non concedi, poi è più facile vincere le partite”, il commento lapalissiano di Gianinazzi. Il tecnico del Lugano ormai conosce la sua squadra e il campionato, e se da una parte è contento per i tre punti, dall’altra si rende conto che non tutti i problemi sono risolti. Anzi.
Certo, il ritorno di Dahlström e Zohorna ha portato più solidità, anche perché come dice il coach bianconero “in due, hanno giocato 45 minuti”, ma l’impressione di una permeabilità difensiva purtroppo resta.
È anche vero che si potrebbe parlare di arbitri, di come “su 16 mila persone, soltanto quattro non hanno visto la deviazione di un giocatore del Berna”, e di come la penalità di Schlegel sia stata una grande ingiustizia.
Qui forse bisognerebbe aprire un capitolo relativo al regolamento, alla possibilità di chiamare il coach-challenge anche in questo tipo di situazioni. Perché prendere un gol così, può cambiare repentinamente i destini di una partita. Ed è quello che stava succedendo. Non servono, purtroppo, le scuse degli arbitri, accortisi dell’errore: la chiamata “era facile”, come sottolinea un po' stizzito il Giana.
Per fortuna che sempre un coach-challenge (ma guarda un po’!), chiamato proprio dalla panchina, ha salvato capra e cavoli.
Lugano guarito dunque? No, non ancora, ma almeno stavolta la squadra ci ha messo la proverbiale grinta. Insomma, “lo spirito di sacrificio ha fatto la differenza”. Difficile dire se basterà anche in futuro.
Il Lugano torna alla vittoria e lo fa a Berna, su una pista da sempre ostica e contro un avversario che sta molto meglio rispetto alla scorsa stagione.
L’impresa riesce grazie al 97% di parate del suo portiere. Ma attenzione, non è tanto la percentuale (che di per sé non vuol dire tutto..) degli interventi che conta, no, qui la cosa che salta all’occhio è il grado di difficoltà. Pezzi di bravura che ieri sera il portiere del Lugano ha estratto dal suo repertorio.
“Se non concedi, poi è più facile vincere le partite”, il commento lapalissiano di Gianinazzi. Il tecnico del Lugano ormai conosce la sua squadra e il campionato, e se da una parte è contento per i tre punti, dall’altra si rende conto che non tutti i problemi sono risolti. Anzi.
Certo, il ritorno di Dahlström e Zohorna ha portato più solidità, anche perché come dice il coach bianconero “in due, hanno giocato 45 minuti”, ma l’impressione di una permeabilità difensiva purtroppo resta.
È anche vero che si potrebbe parlare di arbitri, di come “su 16 mila persone, soltanto quattro non hanno visto la deviazione di un giocatore del Berna”, e di come la penalità di Schlegel sia stata una grande ingiustizia.
Qui forse bisognerebbe aprire un capitolo relativo al regolamento, alla possibilità di chiamare il coach-challenge anche in questo tipo di situazioni. Perché prendere un gol così, può cambiare repentinamente i destini di una partita. Ed è quello che stava succedendo. Non servono, purtroppo, le scuse degli arbitri, accortisi dell’errore: la chiamata “era facile”, come sottolinea un po' stizzito il Giana.
Per fortuna che sempre un coach-challenge (ma guarda un po’!), chiamato proprio dalla panchina, ha salvato capra e cavoli.
Lugano guarito dunque? No, non ancora, ma almeno stavolta la squadra ci ha messo la proverbiale grinta. Insomma, “lo spirito di sacrificio ha fatto la differenza”. Difficile dire se basterà anche in futuro.
(Foto Keystone)