CALCIO: PARLA UN GRANDE BOMBER
"Per Vlado parlano i risultati, Mauro un tecnico moderno"
Parola all'ex attaccante della nazionale Adrian Knup, ora dirigente della Federazione di calcio
Pubblicato il 01.06.2021 09:12
di Luca Sciarini
In un'ideale classifica dei bomber più forti di tutti i tempi del nostro calcio, Adrian Knup occupa senza dubbio uno dei primi 5-6 posti.
Soprattutto con la maglia della nazionale rossocrociata l'attaccante nato a Liestal, che il 2 luglio prossimo compirà 53 anni, ha saputo sempre dare il meglio di sè.
Statistiche le sue che hanno del clamoroso: 26 gol in 49 partite, praticamente la stessa media di Kubilay Turkyilmaz, meglio di Alex Frei che ha segnato più di tutti.
Dal 2017 Knup lavora per la Federazione svizzera di calcio, dopo aver occupato per otto anni diverse cariche in seno al Basilea, tra cui quella di vicepresidente e responsabile della formazione.
Era il Basilea che vinceva i campionati, che dominava in Svizzera e sapeva farsi rispettare in Europa.
Dal ritiro di Marbella con la Under 21, di cui ora è "direttore sportivo", Knup ci spiega qual era il segreto di quel Basilea.
"Anche se tutti sono convinti che si vinceva soltanto grazie alla nostra forza finanziaria, io credo che dietro a quei successi ci siano soprattutto la capacità delle persone e l'organizzazione del club. Poi è ovvio che anche i soldi erano molto importanti".
E adesso a Basilea cosa sta succedendo?
"Difficile dire cosa sia capitato in questi ultimi anni, non mi piace guardare indietro o parlare di una situazione che non conosco. Sicuramente la concorrenza dello Young Boys è molto forte e anche in questo caso parliamo di un club che può contare su gente come Spycher, Castella, Chapuisat o Graf. Tutta gente che conosce bene il calcio e sta facendo un gran lavoro".
Sull'annoso tema riguardante il livello del nostro calcio, l'ex bomber la pensa così.
"Il problema è che diventa sempre più difficile tenere i buoni giocatori: ormai lasciano la Svizzera quando sono ancora giovanissimi. Oltretutto è più difficile reclutare dei buoni stranieri. Una volta anche i piccoli club erano in grado di piazzare dei grandi colpi di mercato, soprattutto lavorando con i giovani talenti stranieri. Oggigiorno invece i grandi club sono ovunque e per i più piccoli è sempre più dura. Il segreto adesso è uno solo: bisogna lavorare bene nella formazione".
Cosa dire invece della nostra nazionale maggiore, che insegue da tempo questo attesissimo quarto di finale?
"A volte non capisco le critiche che vengono rivolte alla nazionale: qualificarsi per un Mondiale o un Europeo non è mai scontato. Oltretutto la Svizzera sta giocando un buon calcio e qualificarsi per gli ottavi di finale rappresenta già un ottimo risultato. Capisco che le sconfitte contro Polonia e Svezia abbiano fatto male e che si pensava di poter passare finalmente questi "maledetti" ottavi di finale, ma perdere contro queste due squadre non è certo un disonore".
Forse a questa nazionale manca un attaccante come Kubi, Frei, Chapuisat o... Knup. D'accordo?
"Credo che questa squadra possa contare su un attaccante come Seferovic, che ha delle doti eccezionali e che nel Benfica quest'anno ha fatto una valanga di gol. Poi è chiaro che giocatori come Kubi, Frei o Chapuisat farebbero comodo a tutte le squadre".
Perchè Knup si scatenava proprio con la maglia svizzera addosso?
"Per me giocare con la nazionale era qualcosa di speciale e spesso ho avuto la fortuna di trovarmi in buona forma proprio in quelle partite. Per il resto credo che mi sia mancata un po' di continuità, forse anche per colpa di qualche infortunio di troppo".
Il patentino di allenatore lo ha ottenuto ma stare in panchina non è mai stato un suo obiettivo.
"Ho fatto tutti i corsi soprattutto per curiosità, perchè credo che sia importante sapere qualcosa di più sul calcio. Ma ho sempre avuto le idee chiare: ho preferito fare il dirigente e sono contento di questa scelta".
A proposito di allenatori, tra Petkovic e Lustrinelli la Svizzera è in buone mani.
"Petkovic lo conosco meno bene di Lustrinelli ma i suoi risultati sono sotto gli occhi di tutti. Con lui la nazionale è cresciuta in questi anni. Con Mauro invece lavoriamo assieme e ho grande stima per ciò che fa. Parliamo di un grande lavoratore, un tipo molto riflessivo, sia nel pre che nel post partita. Ha dei concetti molto chiari che sa trasferire ai giocatori. Insomma, il tipico allenatore moderno".