CALCIO ITALIANO: IDEE E CITAZIONI DI CHI STA IN PANCHINA
Sei allenatori in cerca di...
C’erano un difensore, tre centrocampisti e due trequartisti
Pubblicato il 02.01.2021 11:47
di Angelo Lungo
Roberto De Zerbi
“Per me il risultato non è importante, è importante “come” arrivo al risultato. Se vinco “per caso” non mi interessa”.
De Zerbi è una delle poche novità che il campionato ha presentato. Allenatore propositivo, il suo Sassuolo gioca un calcio piacevole e spumeggiante, sfida chiunque senza timori reverenziali, è un avversario ostico da affrontare, ed è connotato da una precisa identità tattica. 
Pronto per una grande.
Stefano Pioli
“Questa squadra non è una favola, è una realtà. In questa stagione ho avuto due angeli Astori e mio padre”.
Pioli all’apparenza è un normalizzatore, etichettato come un tecnico medio. Dopo l’avventura all’Inter, sembrava che la sua carriera si fosse fossilizzata. Scelto quasi per caso dal Milan, ha trasformato il destino in possibilità. I rossoneri sono camaleontici, si adattano all’avversario, ora aspettano, ora sono aggressivi. Giocano sempre per vincere, e sono compatti. 
Ora o mai più.
Andrea Pirlo
“Mi piace una squadra capace di votarsi sempre all’attacco nel collettivo. L’importante è occupare gli spazi e avere sempre la padronanza del gioco”.
La sua imponente carriera da giocatore, gli ha consentito di essere portato a dirigere una corazzata, senza fare la classica gavetta. Si prefigge un obiettivo ambizioso, per il momento si sono visti solo alcuni sprazzi della sua idea calcistica. 
Futuro tutto da scrivere e da decifrare.
Antonio Conte
“Per vincere ci vuole testa, cuore e gamba. Non in quest’ordine preciso”
Guidare l’Inter è impresa ardua, inquadrare un ambiente umorale che sconfina nell’anarchia è complicato. L’energia della prima stagione sembra essersi esaurita. Il gioco latita, la squadra rispetto allo scorso anno sembra peggiorata. Allora ha serrato i ranghi, lo schema è semplice: palla lunga all’attacco possibilmente a Lukaku, e poi si vedrà. 
Stagione cruciale, o sull’altare o nella polvere.
Rino Gattuso
“Mi piace giocare a calcio ma anche vedere una buona fase difensiva”.
Le sue conquiste sono il frutto di abnegazione allo stato puro. Il personaggio è di spessore per onestà intellettuale e sportività, l’ipocrisia e il cinismo non gli appartengono. E tuttavia il suo Napoli stenta, troppi alti e bassi, a fronte di una rosa competitiva, con una società che lo supporta e con un ambiente che lo sostiene. 
Il ringhio è fine stesso se non è orientato nella giusta direzione.
Roberto Mancini
“Il calcio è fatto di cervello, non solo di tecnica o qualità”.
È per distacco il migliore allenatore italiano. La nazionale gioca, convoca i meritevoli possibilmente tecnici. Sembra diventato più riflessivo e pacato, ma ha idee e coraggio. Trasuda passione, motiva nella giusta maniera. La sua prossima tappa sarà un grande club, è di nuovo tempo ora con più convinzione e con la giusta maturità.
A volte ritornano.