Un film che spiazza
Nulla è come sembra
Ricordo, memoria, tempo  
Pubblicato il 09.06.2021 08:30
di Angelo Lungo
Ricordo. Improvviso. Gioia. Dolore. Melanconia. Mestizia. Commozione. Sorriso lieve. Un’emozione che diventa sentimento. La costruzione di un’identità. Un vissuto che cerca di dare una parvenza di significato alla vita.
Ti ricordo. Sono una persona. Ho attraversato l’esistenza. Ho avuto un ruolo. Ho costruito e disfatto. Ho percorso strade. Ho camminato sentieri: ora illuminati, ora oscuri. Ho faticato. Ho respirato.
Memoria. È la mente. Una precisa esigenza. Un valore etico. La ragione. Richiamare il passato. Ricostruire una dimensione privata e una pubblica. Un ordine sia storico che sociale.
Tempo. Scorre. Impetuoso. Incessante. Non si ferma. Lo si subisce. È assoluto. È soggettivo. Misurazione del trascorrere degli eventi. Prima. Adesso. Dopo.
The Father, Nulla è come sembra, è un film scritto e diretto da Florian Zeller.
Il francese ha preso spunto da una sua opera teatrale messa in scena nel 2012 e dal titolo Il Padre (Le Pere).
The Father racconta la storia di un uomo, invecchiato ma ancora arguto e vivace. Vive in un appartamento londinese, elegante e pieno di libri. Il protagonista è uno strepitoso Anthony Hopkins. Brillante, autorevole, autoritario.
E poi, inaspettato, arriva il declino cognitivo.
La memoria si inceppa. Diventa maldestra. Non ci sono più filtri. Lo sguardo è perso e si smarrisce. I volti non sono più riconosciuti. Le persone diventano degli estranei, che varcano un’intimità. Tutto è confuso. Il disordine. Cerca sempre il suo orologio: vuole ritrovare una scansione precisa del tempo. E sospetta, quando non lo trova, che qualcuno gliel’ho abbia rubato.
La figlia è mossa da una solenne pietas verso il padre. Ricerca una soluzione. È lei stessa spaurita e incredula. Come fare? Come aiutarlo?
È un film geniale. Lo spettatore dopo l’inizio è spiazzato. È capovolto il punto di osservazione. È proposto quello di chi la ragione la sta perdendo. Colui che lotta per domare un opprimente senso di angoscia. La realtà diventa distorta, sfugge incomprensibilmente verso un altrove ignoto e sconosciuto.
Ecco l’altro al nostro cospetto.
La trama racconta di una malattia subdola: quella che sgretola la memoria e fa affiorare ricordi sfocati e alterati.
Straordinaria la metafora dell’albero: i ricordi sono come le foglie di un albero, come possono resistere al vento e alla pioggia?
Scrive Sant’Agostino: “Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell’anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro”.