TENNIS
La zanzara di Djokovic
Il Roland Garros, tra coprifuoco e tic, va avanti con qualche pausa
Pubblicato il 10.06.2021 08:02
di Giorgio Genetelli
Alle undici tutti fuori dallo stadio e subito al riparo. Il Roland Garros è alle prese con l’allucinante coprifuoco francese che impone ai cittadini di sgomberare e rientrare a casa entro quell’ora lì che è schifata perfino da Cenerentola. Ieri sera, ieri notte, durante il quarto set tra Berrettini e Djokovic, nella ormai anacronistica night session che tanta fatica è costata a Federer da costringerlo al ritiro, lo stadio si è dovuto svuotare per le regole a dir poco assurde per proteggere tous le monde dalla pandemia di coronavirus che francamente ha rotto i maroni. Se ne sono andati anche i due tennisti, non si sa per solidarietà o per convincere i fans a fare i bravi, ma poi sono tornati. Sembrava che da un momento all’altro sarebbero piovute V2 di covid sulle teste des citoyen. E invece niente di tutto questo, ovviamente, solo che le disposizioni ci tenevano un sacco a farsi superare dagli eventi e chi se ne frega se lo show messo in piedi in grandeur tutt’a un tratto doveva chiudersi e altro che go on.
Beh, ma così lo sport e i poveri paganti, nonché i tennisti, non sanno proprio più che fare e non meravigliamoci se poi qualcuno si mette a schiaffeggiare Macron per la strada.
Ma un dubbio viene comunque sulla responsabilità di chi gioca. Tipo sul fatto che Djokovic palleggia per una quindicina di volte prima di servire. Non so, magari non riesce a schiacciare una zanzara e ci dà finché può, oppure deve pensare a quanto ogni rimbalzo possa innervosire ulteriormente il pianeta. Sta di fatto che se il serbo avesse accelerato un pochino le sue operazioni onanistiche forse per le undici si sarebbe conclusa la partita. E invece sono andati avanti in solitudine, a gemere per niente, in un vuoto emotivo da Fossa delle Marianne.
Ma non è tutta colpa sua, di Djokovic intendo. I peggiori sono gli organizzatori che con tutto il tempo a disposizione cominciano solo nel pomeriggio e arrivano fuori tempo massimo col programma, inserendo anche una pausetta incomprensibile. Il mio amico Meo mi fa: “Ma perché non giocano anche al mattino?”. Non so cosa dirgli. Ma forse è perché sono impegnati ad abbuffarsi di brioche, quelle avanzate durante la Rivoluzione francese e che il popolo schifava.
Ma allora, il suddetto popolo, poi non si lamenti che alle undici debba tornarsene a casa come quando avevamo quattordici anni, o che Djokovic proprio non ce la faccia a schiacciare la maledetta zanzara indifferente al coprifuoco. Che noia.