Questo è un Europeo che si potrebbe definire, con il
consueto e famoso senso della cronaca che mi abita, “autogestito”. Calma!
Dunque, undici città ospiteranno le partite, in altrettante Nazioni che
costituiscono l’Unione Europea. Va bene, non proprio: Inghilterra e Scozia sono
uscite, forse per paura che il tetto cadesse sulle loro teste; Ucraina e
Azerbaigian invece ne vorrebbero far parte, magari; Russia probabilmente no.
È chiaro dunque che si è applicato un criterio geografico e
non politico, e dunque inclusivo, pressoché autogestito. Resteranno le
bandiere, le maglie e gli inni a dirci di quale Nazione saranno le squadre, e
qui ci allontaniamo un po’ dai criteri libertari. Per fuggire del tutto da
questa idea di mondo, ci pensano i capi degli staterelli, tipo l’ungherese
Orban che, di fronte alla civile protesta dei calciatori inglesi che si
inginocchiano prima della partita per solidarietà antirazzista, sentenzia di
come il suo popolo si inginocchi solo davanti a dio o al re (che credo intenda
lui medesimo, in entrambe le funzioni).
Niente male, quanto a idee roventi, anche quella della
federazione ucraina che sulle maglie ha apposto “Gloria ai nostri eroi”, subito
minacciata di squalifica e invitata a levare lo slogan (che richiama al
conflitto con i russi).
Mancheranno un po’ di tifosi e non è male poiché le
transumanze nazionalistiche del passato avevano leggermente stufato, anche se
in certi stadi sarà quasi pienone e in altri meno, una specie di autogestione
sanitaria un po’ alla Totò.
Se poi ci mettiamo ribelli a vario titolo come i giocatori
che se ne fottono della stirpe e giocano dove gli pare, o alcuni dirigenti che
fondano mondi per distruggersi a vicenda, ecco che l’autogestione è quasi a
tetto.
No, okay, tetto non lo usiamo più, potrebbe cadere nella
notte.