EUROPEO 2020
Europeo in autogestione
Stasera inizia il torneo che ha già regalato qualche "polemicuccia"
Pubblicato il 11.06.2021 11:50
di Giorgio Genetelli
Questo è un Europeo che si potrebbe definire, con il consueto e famoso senso della cronaca che mi abita, “autogestito”. Calma! Dunque, undici città ospiteranno le partite, in altrettante Nazioni che costituiscono l’Unione Europea. Va bene, non proprio: Inghilterra e Scozia sono uscite, forse per paura che il tetto cadesse sulle loro teste; Ucraina e Azerbaigian invece ne vorrebbero far parte, magari; Russia probabilmente no.
È chiaro dunque che si è applicato un criterio geografico e non politico, e dunque inclusivo, pressoché autogestito. Resteranno le bandiere, le maglie e gli inni a dirci di quale Nazione saranno le squadre, e qui ci allontaniamo un po’ dai criteri libertari. Per fuggire del tutto da questa idea di mondo, ci pensano i capi degli staterelli, tipo l’ungherese Orban che, di fronte alla civile protesta dei calciatori inglesi che si inginocchiano prima della partita per solidarietà antirazzista, sentenzia di come il suo popolo si inginocchi solo davanti a dio o al re (che credo intenda lui medesimo, in entrambe le funzioni).
Niente male, quanto a idee roventi, anche quella della federazione ucraina che sulle maglie ha apposto “Gloria ai nostri eroi”, subito minacciata di squalifica e invitata a levare lo slogan (che richiama al conflitto con i russi).
Mancheranno un po’ di tifosi e non è male poiché le transumanze nazionalistiche del passato avevano leggermente stufato, anche se in certi stadi sarà quasi pienone e in altri meno, una specie di autogestione sanitaria un po’ alla Totò.
Se poi ci mettiamo ribelli a vario titolo come i giocatori che se ne fottono della stirpe e giocano dove gli pare, o alcuni dirigenti che fondano mondi per distruggersi a vicenda, ecco che l’autogestione è quasi a tetto.
No, okay, tetto non lo usiamo più, potrebbe cadere nella notte.