Europeo 2020
Un'altra occasione da non fallire
Domani Svizzera-Galles: l'obiettivo sono i quarti di finale
Pubblicato il 11.06.2021 13:12
di Luca Sciarini
Non è il solito Europeo e fin qui siamo tutti d’accordo.
Il rinvio di un anno, il covid che è ancora tra noi, l’itineranza di una manifestazione che perde inevitabilmente un po’ di identità e una nazionale, quella rossocrociata, che parte senza quella spinta emotiva di cui solitamente godeva.
Certo, basterà battere domani il Galles e d’abrupto la partita di mercoledì contro l’Italia si trasformerà nella partita del secolo. Sappiamo com’è fatto il calcio e sappiamo come siamo fatti noi tifosi. Ci accendiamo al primo tiro in porta, alla prima finta di Shaqiri, al primo gol di punta di Gavranovic.
Insomma, ci accontentiamo di poco. Com’è giusto che sia o che dovrebbe essere lo sport.
Intanto però domani si gioca e quel “relativismo” che ci piace ostentare, facendo finta che si tratta pur sempre e solo di una partita di calcio, alla fine soccombe. Siamo “animali” da tifo, inutile nasconderlo.
Ed è così che mettendoci davanti al teleschermo, verremo inevitabilmente assaliti dalle aspettative. Chi più chi meno.
“Il Galles bisogna batterlo”, “vabbè se non battiamo i gallesi” e via dicendo. Battute scontate ma che celano un pizzico di verità. Se perderemo la prima faremo probabilmente le valigie.
Baku, lo hanno già ricordati tutti in questi giorni, non ci regala grandi ricordi. Eppure qui si può scrivere su un foglio bianco o meglio, riscrivere la storia. Di quella “maledetta” città e soprattutto del nostro calcio.
I pronostici sono sempre ostici, soprattutto perché la ragione si incrocia con il tifo e con quella speranza, flebile ma sempre onnipresente, che possa accadere il miracolo, come accadde alla Danimarca nel 1992 e al Portogallo nel 2004.
Sognare non costa nulla o quasi. Al massimo convivremo con un’altra piccola delusione. In fondo, ci siamo abituati. Polonia e Svezia non vi dicono nulla?
Difficile “pesare” il reale valore della squadra di Petkovic, che inanella buoni risultati con avversari spesso mediocri e non convince mai fino in fondo quando è chiamata alla prova del nove.
Per il tecnico e per questo gruppo, un’altra occasione (l’ultima sarà tra un anno e mezzo in Qatar) da acchiappare al volo. Per cercare di lasciare il segno nella storia della nostra nazionale e del nostro calcio e per non dover parlare in futuro, di una squadra che avrebbe potuto e dovuto fare di più.