“Se non battiamo
il Galles…”, ecco, alla fine non l’abbiamo battuto.
E nonostante
quello che dicono Petkovic e Behrami nel post partita, questo pareggio sa tanto
di beffa. Una beffa atroce.
Speriamo soltanto
di qualificarci, magari non da terza e poter così dimenticare questa giornata.
Perché ciò che fa
veramente rabbia è che la Svizzera, per lunghi tratti, è sembrata una squadra
vera, forte, quasi all’altezza dell’Italia del giorno prima. Buon possesso
palla, discrete verticalizzazioni e conclusioni che purtroppo hanno sempre
peccato di precisione.
Ma si sapeva che
prima o poi il gol sarebbe arrivato. Era nell’aria, lo respiravamo. Soprattutto
adesso che ci siamo tolti le mascherine.
E puntualmente,
con quell’Embolo che ogni tanto tira fuori dal cilindro partite come quella di
oggi, siamo passati meritatamente in vantaggio.
È il gol che
avrebbe dovuto spianarci la strada e che invece, inaspettatamente, ce la pone
dannatamente in salita. Tu giochi ma la palla torna sempre indietro. Una brutta
sensazione da casa, figuriamoci per chi sgambetta in campo.
Petkovic toglie
Shaqiri (prestazione tutt’altro che memorabile) e inserisce Zakaria: è chiaro
anche a chi sta sul divano di casa, che si tratta di un cambio volto a coprirci
un po’. Abbiamo paura del Galles? O forse non abbiamo (abbastanza) fiducia in
noi stessi? Un po’ e un po’, forse.
Purtroppo è un
segnale che la squadra interpreta alla lettera. Ci difendiamo e basta. Con un piccolo
problema: non ne siamo capaci.
Il Galles, mica
il Brasile, ci domina, ci attacca e giustamente ci punisce.
C’è ancora tempo
per vincere ma Gavranovic, che ha voglia di mettersi in mostra, finisce tre
volte in fuorigioco in dieci minuti. Bravo per carità, ma il VAR adesso c’è per
qualcosa. E giustamente lo punisce. Ci punisce.
Finisce uno a
uno, un punto ciascuno e per noi tanto rammarico.
Esprimiamola con
grande onestà questa delusione, che magari ci servirà a tirar fuori mercoledì un
po’ di rabbia.
Far finta di
essere contenti, che l’esordio è sempre complicato e blablabla, non ci aiuterà. Anzi. Non facciamo sempre gli “svizzeri” a cui va tutto bene, altrimenti
finiremo come nell’hockey. E non è una bella fine.
Mercoledì ci
serve una partita perfetta contro l’Italia, prima della “finale” contro i
turchi.
Che saranno anche
“scarsi”, come sono effettivamente sembrati venerdì sera a Roma, ma c’è da
giurarci che contro di noi giocheranno un altro tipo di partita.
Se ne qualificano
16 su 24. Andare a casa non è ammissibile. Meglio dircelo subito.