Correva l’anno
1999 e il Locarno di Pier Tami affrontava al Lido, in una giornata freschina ma
soleggiata, il Kriens.
Me lo ricordo
come fosse oggi.
Alessandro
Minelli che in scivolata anticipa, qualche metro davanti la propria area di rigore,
un giocatore del Kriens.
Purtroppo il
lucernese, nello slancio, colpisce involontariamente Minelli alla testa.
Il difensore del
Locarno si rialza ma crolla subito a terra.
Se ne accorgono
tutti, anche perché il pallone gravitava proprio in quella zona.
In tribuna, con i
colleghi, ci lanciamo una prima occhiata. Cosa potrà mai essere successo?
Nessuno si era
accorto della ginocchiata che Minelli aveva ricevuto qualche istante prima. Un
colpo che si scoprirà poi essere stato determinante per scatenare, anche in
quel caso, un arresto cardiaco.
La scena mi è
tornata in mente ieri sera, quando Eriksen è crollato a terra da solo.
Anche al Lido,
davanti a poco più di un migliaio di persone, c’è stato chi è diventato protagonista
e ha saputo vestire i panni dell’eroe.
Come successo
ieri con Kjaer, svelto a rimettere a posto la lingua di Eriksen, lo stesso
successe con Nicolò Kazik, che si precipitò verso il compagno e amico
Alessandro e fece la stessa manovra. Con quella prontezza che ti salva la vita.
Dalla panchina
schizzò in campo anche il medico sociale del FC Locarno, a quei tempi il conosciutissimo
dottor Giao.
Dalla tribuna,
atterriti, seguivamo il massaggio cardiaco che veniva praticato ad Alessandro e
tutti, nel silenzio dello stadio, pregavano perché il giocatore desse segni di
vita.
Per fortuna, ora
non ricordo esattamente quanto tempo passò, Alessandro iniziò a muoversi.
Ricordo che per
la prima volta in vita mia vedevo un’ambulanza entrare sul terreno da gioco.
La partita fu
sospesa per una quindicina di minuti e poi riprese.
Minelli rimase
all’ospedale un paio di giorni e dopo tutti gli esami del caso i medici scongiurarono
problemi gravi al cuore. Tutto fu dovuto a quel colpo in testa.
A distanza di
anni, l’attuale responsabile tecnico del settore allievi del Mendrisio, è in
grandissima forma.
I medici gli
dissero soltanto: “Cerca di evitare altri colpi alla testa”.
Cosa che Alessandro
in questi anni, saggiamente, ha fatto.
Era solo un
ricordo, di un ragazzo, come Minelli, che sebbene meno famoso di Eriksen, ha
vissuto anche lui dei momenti drammatici e lo stadio, ancorché lontano da quello di un
Europeo, per un momento si era stretto attorno alla sorte di quel ragazzo.
Due episodi
finiti bene, due storie che ribadiscono, semmai ce ne fosse bisogno, che anche
in un campo di calcio possono accadere cose drammatiche. Perché quei novanta
minuti, in fondo, sono un po’ lo specchio della nostra vita. Dove nulla è
controllabile e tutto può accadere.