DROGA E DOPING: NE PARLA SILVANO PULGA CHE CONOSCE BENE LA MATERIA
"Sono preoccupato soprattutto per i giovani"
La testimonianza che fa riflettere di un giornalista/poliziotto italiano
Pubblicato il 03.01.2021 11:12
di Silvano Pulga
Hanno lasciato molte perplessità, in tutto il mondo sportivo, le recenti decisioni della WADA in ambito di doping sportivo, delle quali questa testata ha trattato ieri, con un'intervista al dottor Marano, medico sociale delle due società sportive professionistiche luganesi di calcio e hockey.
L'Agenzia, sul proprio sito ufficiale, ha specificato che, a cambiare, non sono i regolamenti, ma le sostanze considerate dopanti. Tuttavia, anche per chi non è avvezzo ai termini medici specifici, ciò che salta all'occhio è che droghe quali cocaina, eroina, cannabis e ecstasy non fanno più parte della lista dei prodotti "proibiti", essendo diventate “sostanze d’abuso”. 
Intendiamoci: come ha ben spiegato nel suo intervento il dr. Marano, la WADA non consente l'utilizzo delle droghe agli sportivi. Tuttavia, ai meno avvezzi ai regolamenti e alle procedure (quindi la maggioranza dell'opinione pubblica ) salterà soprattutto all'occhio la riduzione delle squalifiche (da 1 a 3 mesi), se il colpevole riuscirà a provare che l'utilizzo delle sostanze stupefacenti è dovuto a dipendenza, e non alla volontà di migliorare le prestazioni sportive.
Questa la parte strettamente burocratica. A noi, che ci occupiamo non solo di giornalismo sportivo, visto che, nell'ambito del nostro servizio quotidiano presso la Polizia comunale di una grande città della Penisola, trattiamo l'educazione alla legalità degli adolescenti e non solo, il messaggio lanciato dalla WADA appare semplicemente devastante, sotto l'aspetto della comunicazione.
I giovani, prima di tutto. Tutti siamo consapevoli che i ragazzi siano una fetta importante degli sportivi praticanti, e la quasi totalità di coloro i quali fanno attività agonistica. In tante realtà di periferia, lo sport è però soprattutto utilizzato per tenere lontani i giovani dal degrado e, appunto, dalla droga. Valori come l'onestà, il lavoro, la sacralità dello spogliatoio, lo spirito di squadra vengono contrapposti a quelli dell'uso di sostanze stupefacenti: lo sballo, la futilità, le emozioni forti. Pensiamo poi quando la droga, soprattutto per i più giovani, si lega ad attività come condurre un veicolo, e alle relative tragedie a questo correlate.
In definitiva, seppur con tutti i distinguo del caso (che vengono però colti da pochi, magari addetti ai lavori), il messaggio che sta passando è che, prima, se un atleta veniva trovato positivo alla cocaina, la squalifica era, come minimo, di un paio d'anni. Oggi, invece, parliamo di tre mesi (uno se il responsabile dovesse aderire a programmi di disintossicazione). Noi continueremo (quando sarà possibile, vista la pandemia in corso) a spiegare, nelle scuole, le sottigliezze dei regolamenti, e a scriverlo sulle testate per le quali collaboriamo. Però, non è un mistero che, da oggi, sarà più difficile dire che la droga fa male, che gli sportivi non ne fanno uso anche perché, per chi lo facesse, sono previste pene draconiane.
Cara WADA, ci hai reso il lavoro più difficile. E, francamente, non era proprio il caso.