Domani è la
classica partita da dentro o fuori. Insomma, vietato fallire. L’attesa per la sfida con
la Turchia è tanta, inutile negarlo.
C’è voglia di
capire il carattere di questa squadra, se la batosta di Roma è stata superata
e soprattutto se questi uomini hanno ancora un futuro in nazionale.
Karl Engel, ex
portiere dei rossocrociati, ritorna sulla sconfitta di mercoledì.
“Sono stato
deluso soprattutto dall’atteggiamento: sembravamo l’Italia di quattro anni fa,
quella che non si qualificò per i Mondiali. Non ho visto il massimo impegno per
battere gli azzurri, siamo mancati di umiltà”.
Difficile fare
dei nomi.
“Mi hanno deluso
tutti, dal primo all’ultimo. Anche da Petkovic, che solitamente stimo molto, mi
aspettavo qualcosa di diverso”.
In che senso?
“Dopo il pareggio
con il Galles, lui stesso ammise che qualcosa non aveva funzionato al
cento per cento. Mi aspettavo qualche ritocco e invece ha riproposto lo stesso
assetto”.
Tra Mancini e
Petkovic non c’è stata partita.
“Mancini ha
scelto di far giocare chi durante la stagione aveva messo minuti nelle gambe,
gente che fisicamente sta bene. Ai nostri invece si vede che manca l’abitudine
a giocare, abbiamo sofferto a livello di ritmo”.
Sotto accusa
soprattutto Xhaka: capitano dai capelli biondi.
“Io non guardo
tanto il colore dei capelli: preferisco concentrarmi su ciò che fanno in campo.
Lui aveva detto di aver riempito la valigia perché pensava di restare sino
all’11 luglio. Ecco, mi aspetterei delle prestazioni in linea con queste
ambizioni. Sono loro che in fondo hanno alzato l’asticella. Per quanto riguarda
la prestazione con l’Italia non me la prendo con Xhaka, che alla fine è stato
uno dei pochi ad aver cercato qualche soluzione alternativa”.
Con la Turchia
che partita sarà domani?
“Sarà una gara
difficile, per chiunque andrà in campo. Bisognerà dimostrare di essere in grado
di resistere mentalmente e fisicamente. Anche la Turchia è reduce da due brutte
gare eppure sono sicuro che contro la Svizzera daranno tutto e faranno una
grande prestazione. Perciò bisogna essere preparati”.
Non tutto è
comunque perso, vero?
“Io prima di
guardare troppo avanti e parlare di eventuali ottavi di finale, preferisco
concentrarmi su questa partita. Bisogna farsi un esame di coscienza e capire
chi ha veramente voglia di difendere i colori rossocrociati. Dobbiamo mettere
in campo orgoglio e umiltà: altrimenti è inutile crearci false speranze e
sperare di poter battere la Turchia”.
E il segreto dell’Italia
invece qual è?
“Come ho detto
prima Mancini è stato bravo a creare un vero gruppo di gente motivata, con dei
giocatori magari senza grande pedigree, come quelli del Sassuolo, ma con un
enorme motivazione e soprattutto in grande forma. Sono tutti giocatori che
sentono la responsabilità di rappresentare il proprio paese e più che alle
parole pensano ai fatti”.