Europeo 2020
La Svizzera è bellissima
Nella sua essenza più vistosa, è una stupenda squadra 
Pubblicato il 21.06.2021 09:33
di Giorgio Genetelli
Diciamolo, c’è una parte di Paese che riversa sul calcio la propria visione chiusa del mondo, come se asserragliarsi in quello spazio angusto che è la Svizzera fosse comodo. Invece di godersela a respirare aria nuova, questi camerati ammuffiscono ancora nelle vecchie parole di indignazione verso una selezione nazionale multiculturale, il più delle volte con pretesti futili quali il colore dei capelli e il modo di guardare. Del resto, questi integerrimi censori pensano ancora che per essere svizzeri bisogna purificarsi al Grütli cantando il Salmo.
Ma purtroppo non si possono imputare grandi colpe ai camerati, non sono stati invitati allo studio e anche il calcio, con la sua retorica guerresca, concorre ad alimentare i loro nazionalismi analogici. Forse sarebbe ora che la si smettesse con gli inni e le bandiere e con tutto l’armamentario di parole fuori luogo che spostano lo sport nel campo della foga identitaria.
E invece la partita comincia all’uscita dal tunnel, con le telecamere che vanno a cercare i corpi dei ragazzi che stanno per giocare a calcio cercandovi segni di appartenenza. Il voyeurismo continua al momento della banda che suona l’inno nazionale focalizzando le immagini sui volti, annotando il grado di adesione a un momento che si definisce sacro, a sproposito, e invece è solo un’invenzione bellica degli eserciti che per impressionare il nemico battono tamburi o suonano trombe, prima di massacrarsi.
La Svizzera, nella sua essenza più vistosa, è una stupenda squadra che per un regalo del destino annovera i colori del mondo, dispiegando un’unità umana che la società ancora fatica ad assemblare. Ma quando gioca male e perde (che è una costante per tutte le squadre di calcio, nessuno vince per sempre e non è che gli sconfitti perdano dignità) viene tacciata di fregarsene dei valori elvetici, senza spiegare bene quali siano, peraltro, e persino sui giornali saltano fuori termini come “vergogna” e “disonore”. Quando invece vince, spesso giocando anche bene, spiazza i camerati che poi attendono con ansia la prossima sconfitta per ritenerli indegni.
Quindi la domanda è: ma ad essere anti-patriottici non sono forse proprio quelli che cantano l’inno (stonando e dimenticandone le parole), gridano all’impurità razziale e alla fin fine sono contenti quando la Svizzera multicolore perde? Beh, sì.