Guardare l’Europeo
e studiare ciò che accade. Per migliorare e uniformare il nostro calcio.
È ciò che fa da
ormai due settimane Francesco Gabriele, dallo scorso anno membro della direzione
delle squadre nazionali svizzere e allenatore dell’Under 18.
L’ex allenatore
del Bellinzona ha in testa un piano ben preciso.
“Sto lavorando su
un progetto che vuole dare un’identità comune alle nostre squadre nazionali. Da quando
c’è Petkovic stiamo giocando un calcio più propositivo, compatto e aggressivo
ed è ciò che vogliamo provare a trasmettere a tutte le nostre squadre giovanili”.
A questo
proposito l’Europeo sta dando segnali piuttosto chiari.
“Abbiamo visto
squadre che riescono a pressare alto per 90 minuti e che sono pure capaci di costruire
dal basso, cercando di avere sempre il dominio del gioco. Qualcuno riteneva impossibile
tenere questi ritmi e questa intensità, invece abbiamo visto che ce la si può
fare”.
La costruzione
dal basso è qualcosa che fa discutere. Perché?
“Il calcio
moderno è anche costruzione dal basso. Se tanti allenatori lo fanno significa
che non è una cosa così stupida. Non è una questione di voler “giochicchiare”
con la palla, è una questione di voler accettare il pressing dell’avversario
senza paura e di provare a uscire da una situazione che poi ti permette di
avere tanto spazio davanti e una superiorità numerica importante. Come dice De
Zerbi, “la palla lunga invece è una scommessa”.
Quali sono le
squadre più interessanti o innovative di questa prima parte di Europeo?
“Una è senza
dubbio l’Italia. D’altronde se ha fatto 30 partite senza perdere non è un caso.
È una squadra che crea tanto e Mancini ha saputo trasferire le sue idee ai
giocatori. Ovviamente è tutto lo staff che è molto bravo: se pensiamo che ci
sono anche Salsano, Vialli, Lombardo e Oriali...”.
Allora si può
incidere anche da selezionatore, avendo a disposizione la squadra per un mese
solo all’anno?
“Assieme all’aspetto
tattico, ci sono altre cose che poi determinano la riuscita di un progetto.
Come l’appartenenza e l’idea di gioco. Negli altri 11 mesi a disposizione il
selezionatore può fare un lavoro importante dal punto di vista umano, che poi
darà i suoi frutti nel momento decisivo”.
Un’altra squadra
interessante?
“Mi è piaciuta l’Olanda,
che propone qualcosa di innovativo e la Germania, che soprattutto contro il
Portogallo mi era piaciuta tanto. Il Belgio sta facendo bene, è vero, ma credo
dipenda troppo da Lukaku e dalla vena di De Bruyne”.
Come spiega uno studioso
del calcio come Lei, la prestazione della Svizzera contro l’Italia?
“Per essere
onesti si deve un giudicare un lavoro su un lungo periodo. Dare un giudizio per
una sola partita, seppur negativa, su un lavoro di anni non è giusto. La squadra con Petkovic è cresciuta
tanto in questi anni, ha sempre partecipato a grandi tornei e perciò bisogna
continuare a darle fiducia”.
Ci sono state
tante polemiche anche per i comportamenti dei giocatori fuori dal campo.
“Sono critiche
gratuite, un po’ da bar se mi permettete. Sono quelle cose che escono quando le
cose non vanno bene. Ronaldo che gira in Ferrari è la normalità del calcio e
nessuno ha mai fatto polemiche per questo. Invece di criticare sottolineerei la
bella reazione che i ragazzi hanno mostrato contro la Turchia: non era una
partita facile”.
Contro la Francia
abbiamo qualche speranza?
“Stiamo parlando
dei campioni del mondo e sappiamo benissimo che sarà una partita molto
difficile. Chi sta preparando la gara però lo sta facendo con la massima
cura dei dettagli e sono certo che non partiamo battuti. Bisogna crederci,
siamo in grado di giocare la gara perfetta e di metterli in difficoltà”.
Tatticamente cosa
bisognerà fare?
“Dobbiamo cercare
di non stravolgere troppo il nostro modo di giocare. Abbassarsi troppo non
credo sia la soluzione ideale. Se ci siamo qualificati e siamo arrivati fin qui
con un certo tipo di gioco, non lo snaturerei. L’Ungheria, con il suo gioco
gagliardo, ha dimostrato di poterli mettere in difficoltà. Credo che ce la potremo
fare anche noi”.