CALCIO: VERSO SVIZZERA-FRANCIA
"Non partiamo battuti: imitiamo l'Ungheria..."
Parla Francesco Gabriele, ex ACB e allenatore della nazionale Under 18
Pubblicato il 25.06.2021 08:33
di Luca Sciarini
Guardare l’Europeo e studiare ciò che accade. Per migliorare e uniformare il nostro calcio.
È ciò che fa da ormai due settimane Francesco Gabriele, dallo scorso anno membro della direzione delle squadre nazionali svizzere e allenatore dell’Under 18.
L’ex allenatore del Bellinzona ha in testa un piano ben preciso.
“Sto lavorando su un progetto che vuole dare un’identità comune alle nostre squadre nazionali. Da quando c’è Petkovic stiamo giocando un calcio più propositivo, compatto e aggressivo ed è ciò che vogliamo provare a trasmettere a tutte le nostre squadre giovanili”.
A questo proposito l’Europeo sta dando segnali piuttosto chiari.
“Abbiamo visto squadre che riescono a pressare alto per 90 minuti e che sono pure capaci di costruire dal basso, cercando di avere sempre il dominio del gioco. Qualcuno riteneva impossibile tenere questi ritmi e questa intensità, invece abbiamo visto che ce la si può fare”.
La costruzione dal basso è qualcosa che fa discutere. Perché?
“Il calcio moderno è anche costruzione dal basso. Se tanti allenatori lo fanno significa che non è una cosa così stupida. Non è una questione di voler “giochicchiare” con la palla, è una questione di voler accettare il pressing dell’avversario senza paura e di provare a uscire da una situazione che poi ti permette di avere tanto spazio davanti e una superiorità numerica importante. Come dice De Zerbi, “la palla lunga invece è una scommessa”.
Quali sono le squadre più interessanti o innovative di questa prima parte di Europeo?
“Una è senza dubbio l’Italia. D’altronde se ha fatto 30 partite senza perdere non è un caso. È una squadra che crea tanto e Mancini ha saputo trasferire le sue idee ai giocatori. Ovviamente è tutto lo staff che è molto bravo: se pensiamo che ci sono anche Salsano, Vialli, Lombardo e Oriali...”.
Allora si può incidere anche da selezionatore, avendo a disposizione la squadra per un mese solo all’anno?
“Assieme all’aspetto tattico, ci sono altre cose che poi determinano la riuscita di un progetto. Come l’appartenenza e l’idea di gioco. Negli altri 11 mesi a disposizione il selezionatore può fare un lavoro importante dal punto di vista umano, che poi darà i suoi frutti nel momento decisivo”.
Un’altra squadra interessante?
“Mi è piaciuta l’Olanda, che propone qualcosa di innovativo e la Germania, che soprattutto contro il Portogallo mi era piaciuta tanto. Il Belgio sta facendo bene, è vero, ma credo dipenda troppo da Lukaku e dalla vena di De Bruyne”.
Come spiega uno studioso del calcio come Lei, la prestazione della Svizzera contro l’Italia?
“Per essere onesti si deve un giudicare un lavoro su un lungo periodo. Dare un giudizio per una sola partita, seppur negativa, su un lavoro di anni non è giusto. La squadra con Petkovic è cresciuta tanto in questi anni, ha sempre partecipato a grandi tornei e perciò bisogna continuare a darle fiducia”.
Ci sono state tante polemiche anche per i comportamenti dei giocatori fuori dal campo.
“Sono critiche gratuite, un po’ da bar se mi permettete. Sono quelle cose che escono quando le cose non vanno bene. Ronaldo che gira in Ferrari è la normalità del calcio e nessuno ha mai fatto polemiche per questo. Invece di criticare sottolineerei la bella reazione che i ragazzi hanno mostrato contro la Turchia: non era una partita facile”.
Contro la Francia abbiamo qualche speranza?
“Stiamo parlando dei campioni del mondo e sappiamo benissimo che sarà una partita molto difficile. Chi sta preparando la gara però lo sta facendo con la massima cura dei dettagli e sono certo che non partiamo battuti. Bisogna crederci, siamo in grado di giocare la gara perfetta e di metterli in difficoltà”.
Tatticamente cosa bisognerà fare?
“Dobbiamo cercare di non stravolgere troppo il nostro modo di giocare. Abbassarsi troppo non credo sia la soluzione ideale. Se ci siamo qualificati e siamo arrivati fin qui con un certo tipo di gioco, non lo snaturerei. L’Ungheria, con il suo gioco gagliardo, ha dimostrato di poterli mettere in difficoltà. Credo che ce la potremo fare anche noi”.