CICLISMO
Il Tour è un massacro
Un percorso folle, disegnato senza minimamente tenere conto della sicurezza dei ciclisti
Pubblicato il 28.06.2021 17:36
di Giorgio Genetelli
La tappa bretone del Tour de France di oggi è stata un massacro a causa di un percorso folle, disegnato senza minimamente tenere conto della sicurezza dei ciclisti. A settanta chilometri orari su una strada avvoltolata come un lombrico e stretta altrettanto. Non bastasse, ultimo chilometro in discesa con i superstiti quasi privati della vista dalla fatica e a pagare sono Sagan e Ewan, ultimi dei caduti. Ci sono più brandelli di pelle che asfalto, più tracce di ruote nelle cunette in erba che sono state delle specie di corsie d’emergenza quando sulla strada non ci si stava più.
A rendere catastrofico il tutto, la foga delle riprese televisive che ammucchiano le moto con le telecamere alla caccia di violenti primi piani. Non basta ancora: ammiraglie in ogni anfratto a raccogliere bici e a tirare le vittime per recuperare terreno, con manovre da Dakkar (quella di una volta). Infine, ma non per importanza, spettatori obnubilati da chissà che cosa che invadono curve e sventolano bandiere a millimetri da volti e ruote dei poveri cristi in sella.
Credo che gli organizzatori del Tour, stasera, si debbano sedere, raccogliere le responsabilità per questa tappa assurda (che segue le altre appena meno allucinanti), pagare il prezzo della loro inadeguatezza e mettere in discussione il tracciato delle prossime tappe prima che ci scappi il morto.
Questo è spettacolo, certo, macabro però, con la fragilità di bici e atleti mostrata in tutta la sua pienezza per colpa di chi il Tour lo organizza. Un incubo spaventosamente reale, che ha tolto il fiato anche davanti alla televisione. Inaccettabile.