Demba Ba fa
subito una bella impressione. Sorridente e con dei concetti chiari.
Parla in
francese, una delle sue cinque lingue e si capisce che si è di fronte a un
ragazzo brillante e sensibile.
Aiuta un’associazione
per ragazzi in difficoltà, si adopera per sconfiggere il razzismo e crede in un
calcio migliore.
Certo, non
dipende solo dai calciatori sradicare le disuguaglianze, come ha ripetuto più volte ieri nella conferenza
stampa di Cornaredo. È chi sta sopra che dovrebbe fare di più. Un ginocchio a
terra va bene, ma non basta.
È stato convinto
a vestire la maglia del Lugano da Leonid Novosleskyi: i due si sono incontrati
attraverso un amico comune e dopo una cena sono rimasti per ore a parlare di
calcio.
Tra i due è
scoccata la scintilla e Demba Ba, uno che di blasone e esperienze ne ha da
vendere, ha accettato la sfida.
Perché di sfida
si tratta, inutile nasconderlo. Ha capito anche lui che il Ticino ha qualche
problema a livello di infrastrutture e avrà sentito dire che la stagione che debutta
tra meno di venti giorni, per la sua nuova squadra, non si annuncia
facilissima.
Eppure lui è qui,
ci vuole provare, metterà tutto ciò che ha al servizio della sua nuova squadra. Ha la faccia di quello che se dice una cosa poi la mantiene.
Ha chiarito di
non essere ancora in forma e che gli ci vorrà un po’ di tempo. Preferisce
giocare con un altro attaccante al suo fianco e dopo aver parlato con Braga si
è convinto del progetto tattico.
Gli è stata
promessa una squadra che gioca alta, che pressa e vuole esprimere un calcio
offensivo.
Il concetto
sembra chiaro, almeno a parole. Sul campo vedremo.
Dipenderà molto
dal mercato, che in entrata dovrebbe regalare 3-4 brasiliani (le trattative ci
sono ma non sono ancora concluse) e in uscita… non si sa.
Alle già note
partenze, gli altri nomi che potrebbero uscire sono quelli di sempre. Baumann,
Lavanchy, Ardaiz e Sabbatini potrebbero lasciare il club. Queste le intenzioni,
più difficile che si realizzino.
Demba Ba è
capitato nell’anno più difficile dell’era Renzetti e a 36 anni, dopo un brutto
infortunio subito due stagioni or sono, deve provare a ritornare ai livelli di un tempo. A quelli della Premier League, tanto per intenderci.
Il coraggio non gli manca, giusto riconoscerlo.
Non sarà facile,
anche perché il calcio svizzero, dal punto di vista fisico, non perdona. A
Lugano e non solo, ne abbiamo avuto spesso la prova.
La speranza è che
il talento, unito all’umiltà e all’indubbia intelligenza dimostrata in questi
primi giorni, permettano al giocatore di sfondare anche nel nostro calcio.
Il Lugano ne ha
da sempre tanto bisogno.
Quest’anno più
che mai.
(foto Putzu)