CICLISMO
Il Tour va a velocità folle: esploderà prima o poi?
Qualche spunto a proposito della corsa a tappe francese ormai alla terza settimana
Pubblicato il 09.07.2021 09:01
di Red.
Il Tour de France non è mai andato così veloce.
Per alcuni è una cosa “disumana” e presto o tardi qualcuno scoppierà per forza.
Lo ha detto a Marca anche l’ex ciclista Joseba Beloki, che in un’intervista oggi dice che “non si possono mantenere certi ritmi”.
Un primo dato curioso, ancorché poco utile per l’analisi che vogliamo fare di questi giorni, è la differenza tra il ciclismo del 1903, anno del primo Tour e quello di questi ultimi anni. All’epoca i corridori andavano a una velocità media di 25,68 km/h, lo scorso anno (2020) Pagacar andò a 39,87 mentre quest’anno vola a 42,98 km/h. Quasi 43. Impressionante!
La spiegazione potrebbe arrivare da Matxin, direttore della squadra di Pogacar, il Team Emirates: “Qui ci sono i migliori ciclisti che sono arrivati nel loro migliore momento. Stanno infatti preparando tutti i Giochi Olimpici ed è normale che in questi giorni vadano al massimo”.
Un’altra motivazione più che plausibile potrebbe arrivare, oltre che dal percorso, senza dubbio dal ricambio generazionale in atto. Per qualcuno è normale che i giovani presto o tardi saranno i migliori, ma è anche sorprendente la maniera rapida in cui lo stanno facendo. Tra i primi tre della classifica, due sono in lotta anche per la maglia del miglior giovane. Una cosa che un tempo era impensabile.
Pogacar, Bernal, Vingegaard, Van Aert, Van der Poel, Evenepoel e Ayuso, si stanno imponendo, chi più chi meno, a un’età giovanissima. Una volta si raggiungevano queste vette all’età di 24 o 25 anni, adesso lo si fa molto prima.
La vera domanda è sapere quanto tempo durerà la loro carriera. Tra stress, stanchezza e privazioni, non tutti sono disposti ad andare avanti a lungo. Molti, anche promettenti, si ritirano già in giovanissima età.
Intanto però chi continua lo fa con una forza e una determinazione impressionanti.
Insomma, come fanno ad andare così forte? I motivi potrebbero essere diversi.
La razza umana è più forte (più allenamenti, miglior alimentazione, ecc…) e nelle categorie inferiori l’irruzione del potenziometro (che continua ad essere uno strumento molto discusso, così come l’utilizzo delle radioline) si nota tantissimo. Oltretutto, sostengono i ciclisti di un tempo, non si corre più pensando alla tappa che verrà, quella più insidiosa: ormai si pensa solo a spingere sui pedali più forte ogni giorno. “Poi si vedrà…”.
Un’altra curiosità, o meglio una figura che sta (forse) lentamente scomparendo, è quella del gregario. Ci sono ancora Castroviejo, Erviti, Van Baarle, Rowe e pochi altri, ma in futuro ci saranno ancora?
Il dibattito è aperto: c’è chi è convinto che ormai i giovani abbiano un’altra mentalità (non hanno più voglia di restare nelle retrovie ad aiutare i “capitani e partono a tutto gas lanciando fughe che una volta erano impensabili) e chi invece crede che il Pogacar di turno avrà sempre bisogno della squadra per vincere.
Il problema è inculcare quest’idea ai giovani, far capire loro che si può diventare qualcuno anche senza vincere le gare. Più facile a dirsi che a farsi. Soprattutto in questa epoca.
Intanto il Tour sta concludendo la sua terza settimana e Pogacar sembra inavvicinabile. In pratica ha già vinto la corsa dopo la prima settimana. Rispettando il pronostico.
Gli altri ci provano, ma inutilmente.
E nonostante questa mancanza di suspence, per molti questa è la più bella corsa degli ultimi dieci anni.
Come dire che il ciclismo, nonostante i sospetti e le inevitabili polemiche, resta uno degli sport più amati dalla gente.