UNA DOMENICA LONDINESE
Il Vaticano del calcio per un giorno
Domani Londra sarà capitale dello sport per un giorno: Wimbledon e poi... Wembley
Pubblicato il 10.07.2021 08:33
di Giorgio Genetelli
Eccoci allora al Vaticano del calcio, parafrasando Giorgio Bassani che si riferiva a Wimbledon e al tennis. Che peraltro le due cose vanno in scena quasi in contemporanea: finale dell’Europeo e finale degli Internazionali d’Inghilterra. Domani il Regno più o meno unito e fuori dall’Europa per sua scelta ospiterà due pietre miliari dello sport. Si terranno a Londra, che ormai è quasi una parte per il tutto o il niente di quel che resta dell’ex-Impero e per questo ancora più centrale, come il Vaticano appunto. Non saranno molto contenti gli anglicani, che vedono i papati come fumo negli occhi. Inoltre, a innervosirli, ci saranno Matteo Berrettini e l’Italia azzurra, si presume tutti cattolici e olé.
Se sul Central Court non ci sarà un inglese, come del resto capita da quasi un secolo (Murray era, è scozzese), ma un Novak Djokovic che ha ormai assunto l’aura dell’Imbattibile, a Wembley ci sarà l’Inghilterra, anche lei assente in finale da 55 anni (avevamo appena finito l’asilo, come passa il tempo).
Si annunciano pienoni, e al macero pure il covid-19, varianti e avarianti incluse. E al macero pure la glorificata dittatura del Var che in semi ha taciuto in occasione del rigore regalato a Sterling. In questo senso, se esistesse, servirebbe ormai la revisione dell’Altissimo per placare animi e ridare serenità a una classe arbitrale che non sa più cosa fare: prima della tecnologia almeno sbagliava di suo, ora invece lo fa per interposto macchinario.
La messa più o meno laica del calcio stabilirà dunque chi tra le due meriterà il titolo, entrambe favorite comunque da un viaggiare ridotto in questo Europeo confusionario tra tempo e spazio (rinviato di un anno e itinerante). Lo stesso Ceferin, presidente dell’UEFA, ha detto che l’esperienza non si ripeterà e che comunque non l’aveva programmata lui ma chi lo aveva preceduto, tié.
Tra preghiere, genuflessioni, cori ungheresi (sanzionati, ohibò, che sorpresa), tutto quanto finirà e ne resterà in piedi uno solo. Secondo noi il pronostico favorevole va all’Italia di Bergogl… ehm, di Mancini.
Non stiamo assolutamente gufando, lo si sappia.