Eccoci allora al Vaticano del calcio, parafrasando Giorgio
Bassani che si riferiva a Wimbledon e al tennis. Che peraltro le due cose vanno
in scena quasi in contemporanea: finale dell’Europeo e finale degli Internazionali
d’Inghilterra. Domani il Regno più o meno unito e fuori dall’Europa per sua
scelta ospiterà due pietre miliari dello sport. Si terranno a Londra, che ormai
è quasi una parte per il tutto o il niente di quel che resta dell’ex-Impero e
per questo ancora più centrale, come il Vaticano appunto. Non saranno molto
contenti gli anglicani, che vedono i papati come fumo negli occhi. Inoltre, a
innervosirli, ci saranno Matteo Berrettini e l’Italia azzurra, si presume tutti
cattolici e olé.
Se sul Central Court non ci sarà un inglese, come del resto
capita da quasi un secolo (Murray era, è scozzese), ma un Novak Djokovic che ha
ormai assunto l’aura dell’Imbattibile, a Wembley ci sarà l’Inghilterra, anche
lei assente in finale da 55 anni (avevamo appena finito l’asilo, come passa il
tempo).
Si annunciano pienoni, e al macero pure il covid-19,
varianti e avarianti incluse. E al macero pure la glorificata dittatura del Var
che in semi ha taciuto in occasione del rigore regalato a Sterling. In questo
senso, se esistesse, servirebbe ormai la revisione dell’Altissimo per placare
animi e ridare serenità a una classe arbitrale che non sa più cosa fare: prima
della tecnologia almeno sbagliava di suo, ora invece lo fa per interposto
macchinario.
La messa più o meno laica del calcio stabilirà dunque chi
tra le due meriterà il titolo, entrambe favorite comunque da un viaggiare
ridotto in questo Europeo confusionario tra tempo e spazio (rinviato di un anno
e itinerante). Lo stesso Ceferin, presidente dell’UEFA, ha detto che
l’esperienza non si ripeterà e che comunque non l’aveva programmata lui ma chi
lo aveva preceduto, tié.
Tra preghiere, genuflessioni, cori ungheresi (sanzionati,
ohibò, che sorpresa), tutto quanto finirà e ne resterà in piedi uno solo. Secondo
noi il pronostico favorevole va all’Italia di Bergogl… ehm, di Mancini.
Non stiamo assolutamente gufando, lo si sappia.