Spiega Andre Agassi: “Il
tennis è uno sport solitario. Non c'è posto dove nascondersi quando
le cose vanno male. Niente panchina, niente bordo campo, nessun
angolo neutrale. Ci sei solo tu, nudo”.
Wimbledon. Un teatro
all'aperto: dove si recita un copione epico. Il centrale: il colore
verde del campo, che poi diventa spelacchiato sulle righe di fondo. I
giocatori di bianco vestiti: la tradizione che si rinnova, la
modernità, sospesa, che deve attendere e che forse non arriverà
mai.
Il significato di un
torneo speciale: un'atmosfera che rimanda a ricordi suadenti e che
suscita un sentimento delicato che si vorrebbe perennemente
confermato.
La vittoria arride,
meritoriamente, a un campionissimo: Novak Djokovic.
I numeri all'apparenza
sono freddi, ma quelli del serbo sono impressionanti e sembrano note
di uno spartito che sarà suonato per decantare le lodi di un grande:
30 finali nei tornei dello Slam e 20 successi; sesta vittoria a
Londra, che segue Melbourne e Parigi; possibilità di conseguire il
Grande Slam, conquistando New York.
Nole da Belgrado ha
battuto in finale l'italiano Matteo Berrettini. Una partita tesa ed
equilibrata. Entrambi erano consci di giocarsi molto e l'emozione può
tradire se non imbrigliata.
Il numero uno al mondo, è
un giocatore completo, allo stato attuale può essere battuto solo da
se stesso. Nonostante l'età è un atleta formidabile: mostra una
freschezza incredibile e un'agilità impressionante. Il suo dominio è
sul piano mentale: ossia ha una straordinaria capacità di essere
presente e lucido nei momenti topici e ha una stupefacente
consapevolezza dei propri mezzi.
Un cinismo ben indirizzato.
L'azzurro ha potuto
contare sull'appoggio del pubblico che lo ha supportato, ha lottato e
ha mostrato buoni numeri, ma tutto questo non è bastato.
Djokovic ha un talento
innato, che può diventare un orpello, pura estetica se non riempito.
È necessaria una costante applicazione. Utilizzare tutta l'energia
interiore. E poi: coraggio; autocontrollo; resistenza; fantasia.
Un sacrificio continuo,
rimanere a certi livelli nello sport moderno richiede rinunce e
motivazioni.
Icastica la scena finale:
il serbo si è disteso lungo il campo, ha salutato gli spettatori,
poi si è inginocchiato, ha preso un ciuffo d'erba e lo ha masticato,
d'altra parte lui è un vegano.
Scrive Stephen King: “Il
talento da solo vale poco. Ciò che separa il talentuoso dalla
persona di successo è il duro lavoro”.