Incontenibile Tadej Pogacar, due vittorie filate in maglia
gialla. Come Merckx, come Hinault, come Armstrong. Solo che lui le ha
conquistate a 22 anni. E domenica sui Campi Elisi confermerà la vittoria al
Tour de France, la seconda di fila anche in questo caso. Dimostrazione di
potenza, di superiorità totale, senza sforzo apparente né sul volto né nella
sua splendente maglia dorata, che sembra appena uscita dalla lavatrice e non da
tappe pirenaiche da vertigini. Mentre i suoi delfini Vingergaard e Carapaz
stringono il manubrio con espressioni da patibolo come a volersi aggrappare a
un moschettone da scalata, il campione sloveno lo usa come manopola del gas,
roaarrr, e fila via spianando traguardi con l’illibatezza di una vergine.
Di questo passo, nei prossimi dieci anni polverizzerà i
cinque Tour dei mostri sacri e perfino i sette invalidati di Lance, le cui
maglie gialle fanno pur sempre bella mostra nella sua casa texana. Tadej spianerà
l’Italia e la Spagna dei grandi giri, ingoierà classiche come ha già fatto con
la Liegi pochi mesi fa. Imbattibile in salita, straripante a cronometro,
incontenibile nello spunto a volate ridotte. Prossimo step, un qualche volo
nello spazio extraterrestre inseguito vanamente da tutti gli esseri viventi.
Mauro Gianetti, team principal e CEO della UAE, ha trovato
un tesoro inestimabile, al cui servizio si spreme perfino il nostro Marc
Hirschi, convertito in un amen da campione in fieri a gregario, assieme al due
volte campione del mondo Rui Costa, a Formolo, a Majka, tutti e sempre in prima
fila per lanciare Pogacar verso l’infinito e oltre della preparazione e delle
vittorie.
Che epopea si paventa!