L’articolo
del “Dovere” dello stesso autore data di 40 anni fa, autunno 1981. Parla della
ticinese Michela “Micky” Martinelli che al termine di quella stagione ottiene
il secondo titolo nazionale italiano femminile nei rallies. Riaccendiamo dunque
i motori… di ricerca e spieghiamo chi è questa very fast racing lady
– una pilota molto veloce.
Micky Martinelli
dice di sé stessa di essere stata allevata a pane e benzina fin da piccola.
Nella carrozzeria dei Martinelli a Morbio Inferiore e poi del garage a Chiasso tante
sono state le riunioni con papà Amilcare e il pluricampione mondiale di F1
argentino Juan Manuel Fangio che arrivava dall'Argentina con l'”asado” (l’arrosto
che si fa sulla griglia) in grossi frigoriferi portatili. Lì nel loro prato si
accendeva il fuoco e Fangio iniziava a cucinare la grigliata - e guai se Martinelli
senior osasse metterci mano. Il tutto condito da mille racconti di gare
automobilistiche: Michela e sua sorella Paola, neanche decenni, ad ascoltare e
assimilare i discorsi dei grandi, in compagnia di Clay Regazzoni e Silvio
Moser. E fu per lanciare i due promettenti ticinesi che alcuni anni prima
nacque la scuderia Martinelli & Sonvico.
L’andirivieni
di piloti amici in casa Martinelli cessa verso la fine degli anni ’60 con
l'ammalarsi del capofamiglia che scomparirà nel 1972. In eredità, nel cuore e
nella mente delle figlie rimasero però vivide queste riunioni ma soprattutto la
passione che le trasmise.
Due anni più
tardi, nel 1974, con alcuni dipendenti del garage Michela si reca a vedere il
Rally di Lugano, che all'epoca si correva quasi interamente nel Varesotto, non
sapendo minimamente cosa fosse un rally: era notte, l’abbagliare dei megalux
delle macchine in arrivo, il loro rombo, i loro traversoni, il tifo del
pubblico presente: ricorda perfettamente che fu esattamente in quell'istante
che decise che quello era il suo sport e che la pista non l’interessava; voleva
una di quelle macchine strettamente derivate dalla serie e con quella imparare
a guidare in strade che normalmente non percorri tutti i giorni, sporche di
ghiaia, curve e tornanti da impostare. Nel 1974 a Lugano corse un certo Walter
Röhrl, futuro pluricampione del mondo. Quando poi passò una Lancia Stratos
azzurra e dal pubblico sentì dire "questa è una donna, Anna Cambiaghi",
Micky sapeva: allora si può fare, se corre lei e guida così bene, posso farcela
anch'io! Lei, Micky, aveva 17 anni.
L'anno
seguente, con un’Alfasud 1.2 TI stradale, un pelo appena appena di assetto e un
rollbar, patente in tasca forse da un mese, partecipa al corso di pilotaggio dell'ACS
a Monza per staccare la licenza: fra aspiranti piloti della Chicco d'Oro (di
cui era tesserata) e del Lugano Racing Team, circa una ventina, fu una dei pochi
a ottenerla, tutti gli altri… rimandati a settembre a Hockenheim.
Da lì in poi
è storia: inizia come navigatrice per imparare da piloti più esperti, prima con
Edy Polli, poi con Roger Krattiger – da considerare miglior pilota ticinese di
tutti i tempi - quindi con il campione svizzero André Savary; sentendosi un po'
più sicura e pronta alla guida - ed era a quello che mirava - partecipa al Giro
d'Italia con un pilota americano residente in Svizzera, Marco Rochat. Lui guida
l’Opel Kadett GT/E 1.9 nelle prove in pista, lei in quelle in salita: si
piazzano 21. assoluti e secondi di gruppo. Qui inizia la sua carriera come
pilota con lo pseudonimo "Micky" in quanto correndo in Opel, ma gestendo
la famiglia la concessionaria Alfa Romeo a Chiasso, la madre alzò l’indice dicendole
"guai se corri come Martinelli!" - anche se poi anche i sassi lungo gli
sterrati delle prove speciali sapevano che dietro a quello pseudonimo... c'era
lei.
Nel 1978 i
primi rally seri, nel 1979 il primo titolo italiano: campionessa rally
nazionali femminile; nel 1980, notata dai preparatori fratelli Carenini di
Padova, le affidano l'Opel Ascona 2.0 gruppo 1, la prima Ascona “B” entrata in
Italia e preparata da rally e con questa macchina affronta il Campionato
Italiano Rally Internazionali vincendo, oltre al titolo femminile, la Mitropa
Cup Europea di gruppo 1 che si disputa anche in Germania, Austria e
Cecoslovacchia.
L'anno
seguente, 1981, l'Opel, tramite la Saigarage di Enrico Sala di Milano, appronta
per Micky un programma con una vettura inedita e sperimentale, la Kadett SR 1.3
gruppo 2 (sempre preparata dai Carenini): all'inizio soltanto questo piccolo
entourage credeva che con una “Kadettina” 1300 cc si potesse ambire a grossi
risultati. Invece con questa "macchinetta", oltre a rivincere il
titolo femminile negli Internazionali, lotta fino all'ultimo per il Campionato Italiano
assoluto del gruppo 2, finendo per un soffio dietro a Federico Ormezzano,
ufficiale Talbot con la Lotus 2200 cc. Anche a decenni di distanza, ricorda con
piacere; è la vettura che le ha dato le maggiori soddisfazioni in assoluto: una
decina di rally internazionali, nove arrivi, sempre nei primi 20 assoluti e di
poco dietro a Porsche, Lancia Stratos e 131 Abarth e sempre nei primi tre di
gruppo e prima della classe di cilindrata... correndo contro classi superiori a
questa 1300 che – il sorriso di fa largo – “…non si fermava mai!”.
Nel 1982 entra
in Autodelta ottenendo la guida ufficiale della nuova Alfa Romeo GTV 6 2.5
gruppo A, finalmente in Alfa Romeo per la gioia di mamma Jacqueline. Affiancata
dalla navigatrice ticinese Chantal Galli, chiassese come lei e amica d'infanzia,
in quell'anno la coppia “Micky”-“Mouse” fa da cavia poiché la vettura è giovane
e patisce tutta una serie di rotture meccaniche che la costringono spesso a
fermarsi anzitempo. Un sospiro arriva soltanto al Rally di Monza dove l'Autodelta
riesce a mettere a punto per bene la GTV permettendole di vincere il Gruppo A.
Segue a mo’ di premio, da parte del preparatore Piero Gobbi, l’iscrizione alla
Coppa Liburna (che concluderanno al nono posto) con una Lancia Stratos, quasi a
coronare un sogno, quello di guidare la macchina regina dei rally almeno una
volta nella vita.
Nel 1983
segue un pit stop. Non solo preparatori hanno gettato un occhio sulla
racing lady, anche un giornalista del settimanale specializzato Autosprint col
quale convolerà a nozze e dalla cui unione nasceranno tre splendide bambine, la
maggiore delle quali, Giada, diventerà sua navigatrice. Sì, perché, nel 2006
Micky riprenderà le competizioni per gareggiare un’altra decina d’anni
cimentandosi in rally storici: “Correre con la propria figlia... non ha
prezzo, è un'emozione fantastica! Sono sicura che nonno Amilcare da lassù
guarda ed approva orgoglioso!”. Alla domanda perché a suo tempo non abbia
mai affrontato una carriera in Svizzera, risponde semplicemente che le proposte
da parte dei preparatori giunsero sempre e solo dall’Italia. Dopo alcuni
decenni passati a Urbino, abita da qualche tempo nel Riminense dove si occupa sempre
di un agroturismo B&B nonché del suo sito mickymartinelli.it. Dategli
un’occhiata!