RIACCENDIAMO I MOTORI: LA STORIA DI
Quando Rally fa rima con Martinelli
Nel lontano 1981 "Micky" ottiene il secondo titolo italiano nazionale femminile
Pubblicato il 05.01.2021 09:51
di Giorgio Keller
L’articolo del “Dovere” dello stesso autore data di 40 anni fa, autunno 1981. Parla della ticinese Michela “Micky” Martinelli che al termine di quella stagione ottiene il secondo titolo nazionale italiano femminile nei rallies. Riaccendiamo dunque i motori… di ricerca e spieghiamo chi è questa very fast racing lady – una pilota molto veloce.
Micky Martinelli dice di sé stessa di essere stata allevata a pane e benzina fin da piccola. Nella carrozzeria dei Martinelli a Morbio Inferiore e poi del garage a Chiasso tante sono state le riunioni con papà Amilcare e il pluricampione mondiale di F1 argentino Juan Manuel Fangio che arrivava dall'Argentina con l'”asado” (l’arrosto che si fa sulla griglia) in grossi frigoriferi portatili. Lì nel loro prato si accendeva il fuoco e Fangio iniziava a cucinare la grigliata - e guai se Martinelli senior osasse metterci mano. Il tutto condito da mille racconti di gare automobilistiche: Michela e sua sorella Paola, neanche decenni, ad ascoltare e assimilare i discorsi dei grandi, in compagnia di Clay Regazzoni e Silvio Moser. E fu per lanciare i due promettenti ticinesi che alcuni anni prima nacque la scuderia Martinelli & Sonvico.
L’andirivieni di piloti amici in casa Martinelli cessa verso la fine degli anni ’60 con l'ammalarsi del capofamiglia che scomparirà nel 1972. In eredità, nel cuore e nella mente delle figlie rimasero però vivide queste riunioni ma soprattutto la passione che le trasmise.
Due anni più tardi, nel 1974, con alcuni dipendenti del garage Michela si reca a vedere il Rally di Lugano, che all'epoca si correva quasi interamente nel Varesotto, non sapendo minimamente cosa fosse un rally: era notte, l’abbagliare dei megalux delle macchine in arrivo, il loro rombo, i loro traversoni, il tifo del pubblico presente: ricorda perfettamente che fu esattamente in quell'istante che decise che quello era il suo sport e che la pista non l’interessava; voleva una di quelle macchine strettamente derivate dalla serie e con quella imparare a guidare in strade che normalmente non percorri tutti i giorni, sporche di ghiaia, curve e tornanti da impostare. Nel 1974 a Lugano corse un certo Walter Röhrl, futuro pluricampione del mondo. Quando poi passò una Lancia Stratos azzurra e dal pubblico sentì dire "questa è una donna, Anna Cambiaghi", Micky sapeva: allora si può fare, se corre lei e guida così bene, posso farcela anch'io! Lei, Micky, aveva 17 anni.
L'anno seguente, con un’Alfasud 1.2 TI stradale, un pelo appena appena di assetto e un rollbar, patente in tasca forse da un mese, partecipa al corso di pilotaggio dell'ACS a Monza per staccare la licenza: fra aspiranti piloti della Chicco d'Oro (di cui era tesserata) e del Lugano Racing Team, circa una ventina, fu una dei pochi a ottenerla, tutti gli altri… rimandati a settembre a Hockenheim.
Da lì in poi è storia: inizia come navigatrice per imparare da piloti più esperti, prima con Edy Polli, poi con Roger Krattiger – da considerare miglior pilota ticinese di tutti i tempi - quindi con il campione svizzero André Savary; sentendosi un po' più sicura e pronta alla guida - ed era a quello che mirava - partecipa al Giro d'Italia con un pilota americano residente in Svizzera, Marco Rochat. Lui guida l’Opel Kadett GT/E 1.9 nelle prove in pista, lei in quelle in salita: si piazzano 21. assoluti e secondi di gruppo. Qui inizia la sua carriera come pilota con lo pseudonimo "Micky" in quanto correndo in Opel, ma gestendo la famiglia la concessionaria Alfa Romeo a Chiasso, la madre alzò l’indice dicendole "guai se corri come Martinelli!"  - anche se poi anche i sassi lungo gli sterrati delle prove speciali sapevano che dietro a quello pseudonimo... c'era lei.
Nel 1978 i primi rally seri, nel 1979 il primo titolo italiano: campionessa rally nazionali femminile; nel 1980, notata dai preparatori fratelli Carenini di Padova, le affidano l'Opel Ascona 2.0 gruppo 1, la prima Ascona “B” entrata in Italia e preparata da rally e con questa macchina affronta il Campionato Italiano Rally Internazionali vincendo, oltre al titolo femminile, la Mitropa Cup Europea di gruppo 1 che si disputa anche in Germania, Austria e Cecoslovacchia.
L'anno seguente, 1981, l'Opel, tramite la Saigarage di Enrico Sala di Milano, appronta per Micky un programma con una vettura inedita e sperimentale, la Kadett SR 1.3 gruppo 2 (sempre preparata dai Carenini): all'inizio soltanto questo piccolo entourage credeva che con una “Kadettina” 1300 cc si potesse ambire a grossi risultati. Invece con questa "macchinetta", oltre a rivincere il titolo femminile negli Internazionali, lotta fino all'ultimo per il Campionato Italiano assoluto del gruppo 2, finendo per un soffio dietro a Federico Ormezzano, ufficiale Talbot con la Lotus 2200 cc. Anche a decenni di distanza, ricorda con piacere; è la vettura che le ha dato le maggiori soddisfazioni in assoluto: una decina di rally internazionali, nove arrivi, sempre nei primi 20 assoluti e di poco dietro a Porsche, Lancia Stratos e 131 Abarth e sempre nei primi tre di gruppo e prima della classe di cilindrata... correndo contro classi superiori a questa 1300 che – il sorriso di fa largo – “…non si fermava mai!”.
Nel 1982 entra in Autodelta ottenendo la guida ufficiale della nuova Alfa Romeo GTV 6 2.5 gruppo A, finalmente in Alfa Romeo per la gioia di mamma Jacqueline. Affiancata dalla navigatrice ticinese Chantal Galli, chiassese come lei e amica d'infanzia, in quell'anno la coppia “Micky”-“Mouse” fa da cavia poiché la vettura è giovane e patisce tutta una serie di rotture meccaniche che la costringono spesso a fermarsi anzitempo. Un sospiro arriva soltanto al Rally di Monza dove l'Autodelta riesce a mettere a punto per bene la GTV permettendole di vincere il Gruppo A. Segue a mo’ di premio, da parte del preparatore Piero Gobbi, l’iscrizione alla Coppa Liburna (che concluderanno al nono posto) con una Lancia Stratos, quasi a coronare un sogno, quello di guidare la macchina regina dei rally almeno una volta nella vita.
Nel 1983 segue un pit stop. Non solo preparatori hanno gettato un occhio sulla racing lady, anche un giornalista del settimanale specializzato Autosprint col quale convolerà a nozze e dalla cui unione nasceranno tre splendide bambine, la maggiore delle quali, Giada, diventerà sua navigatrice. Sì, perché, nel 2006 Micky riprenderà le competizioni per gareggiare un’altra decina d’anni cimentandosi in rally storici: “Correre con la propria figlia... non ha prezzo, è un'emozione fantastica! Sono sicura che nonno Amilcare da lassù guarda ed approva orgoglioso!”. Alla domanda perché a suo tempo non abbia mai affrontato una carriera in Svizzera, risponde semplicemente che le proposte da parte dei preparatori giunsero sempre e solo dall’Italia. Dopo alcuni decenni passati a Urbino, abita da qualche tempo nel Riminense dove si occupa sempre di un agroturismo B&B nonché del suo sito mickymartinelli.it. Dategli un’occhiata!