CICLISMO
Pogacar è un uomo solo al comando
Lo sloveno stravince il Tour e sembra non avere rivali
Pubblicato il 20.07.2021 12:18
di Angelo Lungo
Tutto scorre. Tutto cambia. Il ciclismo è ribaltato. Una rivoluzione inattesa e inaspettata. La tendenza era già in atto da alcuni anni: i padroni del mondo delle ruote non sono più i corridori delle nazioni storiche.
La classifica generale del recente Tour recita: primo uno sloveno; secondo un danese; terzo un ecuadoriano; quarto un australiano.
Francia, Italia e Spagna nelle corse sulle tre settimane non hanno nessun esponente di spicco: capace almeno di competere per le prime posizioni. Sono sparite. Gli italiani sono stati gli ultimi a staccarsi: ma Nibali ormai è nella fase finale della sua carriera. Resistono stoicamente, mostrando promettenti prospetti, olandesi e belgi, che nelle corse di un giorno sanno essere ancora protagonisti.
La Grande Boucle è stata dominata. Ha imposto la sua legge un ciclista che ha le stimmate del campionissimo. Un novello squalo: Tadej Pogacar. Conta solo 23 anni, eppure ha bissato la vittoria in terra di Francia e nel corso dell'anno si era già imposto in una classica monumento come la Liegi-Bastogne-Liegi.
Stupisce l'età, in genere per un grande giro i corridori maturano verso i 26 anni, servono: resistenza e grande capacità di recupero, doti che si affinano con il tempo.
Stupisce la sua freddezza, nervi saldi, sempre glaciale in volto, lettura di gara impeccabile e tutto questo nonostante la gioventù.
Verrebbe da affermare che si tratta di un predestinato, come da tempo non si vedeva: primo nella generale, maglia gialla; primo nella classifica come miglior giovane, maglia bianca; primo nella classifica del più forte scalatore, maglia a pois.
Le caratteristiche fisiche ci rimandano un atleta che è alto 1,76 e che pesa 66 kg. All'apparenza uno scalatore, ma madre natura gli ha concesso un immenso talento: è un ottimo cronoman ed è dotato anche di uno scatto veloce in arrivi ristretti.
Quali siano i suoi limiti è tutto da scoprire. Gli avversari sono annicchiliti: lo strapotere è acclarato, lo sloveno non pare avere punti deboli. In montagna sembra scontato: a sbucare dalla curva in testa è sempre lui, la trama è scritta e non ammette sorprese.
L'unico che potrebbe metterlo in difficoltà, è un altro giovanotto: il colombiano Egan Bernal.
Il ciclismo è sport popolare, fatto per il popolo e il popolo lo esalta. Il campione è necessario: per alimentare il mito.
Pogacar corre sulla strada della storia, per adesso il suo incedere e spedito senza ostacoli. Fa fatica come tutti gli altri e lo nasconde abilmente. Ma gli invincibili non esistono: specie nello sport delle due ruote.
Scrive Arthur Bloch: “Dovunque tu vada sarai sempre in salita e controvento”.