Tutto scorre. Tutto
cambia. Il ciclismo è ribaltato. Una rivoluzione inattesa e inaspettata. La
tendenza era già in atto da alcuni anni: i padroni del mondo delle ruote non
sono più i corridori delle nazioni storiche.
La classifica
generale del recente Tour recita: primo uno sloveno; secondo un danese; terzo
un ecuadoriano; quarto un australiano.
Francia, Italia e
Spagna nelle corse sulle tre settimane non hanno nessun esponente di spicco:
capace almeno di competere per le prime posizioni. Sono sparite. Gli italiani
sono stati gli ultimi a staccarsi: ma Nibali ormai è nella fase finale della
sua carriera. Resistono stoicamente, mostrando promettenti prospetti, olandesi
e belgi, che nelle corse di un giorno sanno essere ancora protagonisti.
La Grande Boucle è
stata dominata. Ha imposto la sua legge un ciclista che ha le stimmate del campionissimo.
Un novello squalo: Tadej Pogacar. Conta solo 23 anni, eppure ha bissato la
vittoria in terra di Francia e nel corso dell'anno si era già imposto in una
classica monumento come la Liegi-Bastogne-Liegi.
Stupisce l'età, in
genere per un grande giro i corridori maturano verso i 26 anni, servono:
resistenza e grande capacità di recupero, doti che si affinano con il tempo.
Stupisce la sua
freddezza, nervi saldi, sempre glaciale in volto, lettura di gara impeccabile e
tutto questo nonostante la gioventù.
Verrebbe da
affermare che si tratta di un predestinato, come da tempo non si vedeva: primo
nella generale, maglia gialla; primo nella classifica come miglior giovane,
maglia bianca; primo nella classifica del più forte scalatore, maglia a pois.
Le caratteristiche
fisiche ci rimandano un atleta che è alto 1,76 e che pesa 66 kg. All'apparenza
uno scalatore, ma madre natura gli ha concesso un immenso talento: è un ottimo
cronoman ed è dotato anche di uno scatto veloce in arrivi ristretti.
Quali siano i suoi
limiti è tutto da scoprire. Gli avversari sono annicchiliti: lo strapotere è
acclarato, lo sloveno non pare avere punti deboli. In montagna sembra scontato:
a sbucare dalla curva in testa è sempre lui, la trama è scritta e non ammette
sorprese.
L'unico che
potrebbe metterlo in difficoltà, è un altro giovanotto: il colombiano Egan
Bernal.
Il ciclismo è sport
popolare, fatto per il popolo e il popolo lo esalta. Il campione è necessario:
per alimentare il mito.
Pogacar corre sulla
strada della storia, per adesso il suo incedere e spedito senza ostacoli. Fa
fatica come tutti gli altri e lo nasconde abilmente. Ma gli invincibili non
esistono: specie nello sport delle due ruote.
Scrive Arthur
Bloch: “Dovunque tu vada sarai sempre in salita e controvento”.