È senza dubbio
uno dei colpi del calcio regionale di quest’estate: Mirko Facchinetti, 29 anni,
passa dal Bellinzona al Locarno.
E parlare di
calcio regionale, quando si citano queste due squadre, fa una strana
sensazione. Ma tant’è.
Con l’arrivo a
Bellinzona della nuova proprietà, la Supergoal, sono cambiate parecchie cose.
“Dopo quattro
anni mi è spiaciuto non venir riconfermato: non c’è stata nemmeno una
trattativa, mi hanno detto che non rientravo più nei piani della club e basta. Purtroppo
nelle ultime tre stagioni non siamo riusciti a centrare l’obiettivo della
promozione, ma oggettivamente lo Stade Losanna prima e l’Yverdon poi si sono
dimostrate troppo forti. Società attrezzate e con grandi mezzi economici”.
E adesso
Locarno perché?
“Perché stiamo
parlando di una società che ha una grande storia alle spalle, che gioca in uno
stadio “vero” e che mi suscita ancora diversi stimoli. Ho voglia di aiutarla a
tornare in alto”.
Da un paio di
giorni ti alleni con la nuova squadra: che impressioni hai avuto?
“Ho subito visto
che stanno allestendo una squadra molto forte, con tanta qualità. Oltretutto
l’allenatore Frigomosca lo conoscevo già: nel 2010 abbiamo svolto la
preparazione assieme a Locarno agli ordini di Morandi. Lui poi si fece male e non
giocò”.
A 29 anni
giocare in Terza Lega non è un peccato?
“Già due anni fa
ho fatto una scelta di vita andando a lavorare a Camorino per la Sezione della
circolazione. Un lavoro che mi piace molto e che mi mette a contatto con molte
persone. Perciò va bene così”.
Tu sei nato
nel 1992: hai conosciuto tanti giocatori che ora sono in nazionale, vero?
“Ho giocato nella
nazionale under 19 con Xhaka, Seferovic e Rodriguez, gente che poi ha fatto una
grande carriera. L’allenatore era Claude Ryf. Purtroppo quando sono andato a
Bellinzona è arrivato Andermatt che si è portato diversi elementi dalla
Svizzera interna e io ho avuto poco spazio. A quel punto la nazionale under 20
non mi ha più chiamato”.
Hai avuto
anche esperienze a Chiasso e Sciaffusa.
“Soprattutto a
Sciaffusa ho subito qualche infortunio di troppo che mi ha bloccato un po’ la
carriera”.
Rimpianti?
“Diciamo che in
certe occasioni avrei potuto essere più professionale. Se penso soprattutto al
prima e al dopo allenamento, avrei potuto fare molto di più a livello di
prevenzione, sia per le caviglie che per le ginocchia. Si pensa che da giovani
siano cose inutili ma non è così. Se gente come Ronaldo o Ibrahimovic gioca
ancora a quell’età è perché curano i minimi particolari. Forse ho sbagliato un
po’ in quello…”.