CALCIO
"Vogliamo riportare in alto il Locarno"
Mirko Facchinetti è passato dal Bellinzona alle bianche casacche
Pubblicato il 21.07.2021 07:54
di L.S.
È senza dubbio uno dei colpi del calcio regionale di quest’estate: Mirko Facchinetti, 29 anni, passa dal Bellinzona al Locarno.
E parlare di calcio regionale, quando si citano queste due squadre, fa una strana sensazione. Ma tant’è.
Con l’arrivo a Bellinzona della nuova proprietà, la Supergoal, sono cambiate parecchie cose.
“Dopo quattro anni mi è spiaciuto non venir riconfermato: non c’è stata nemmeno una trattativa, mi hanno detto che non rientravo più nei piani della club e basta. Purtroppo nelle ultime tre stagioni non siamo riusciti a centrare l’obiettivo della promozione, ma oggettivamente lo Stade Losanna prima e l’Yverdon poi si sono dimostrate troppo forti. Società attrezzate e con grandi mezzi economici”.
E adesso Locarno perché?
“Perché stiamo parlando di una società che ha una grande storia alle spalle, che gioca in uno stadio “vero” e che mi suscita ancora diversi stimoli. Ho voglia di aiutarla a tornare in alto”.
Da un paio di giorni ti alleni con la nuova squadra: che impressioni hai avuto?
“Ho subito visto che stanno allestendo una squadra molto forte, con tanta qualità. Oltretutto l’allenatore Frigomosca lo conoscevo già: nel 2010 abbiamo svolto la preparazione assieme a Locarno agli ordini di Morandi. Lui poi si fece male e non giocò”.
A 29 anni giocare in Terza Lega non è un peccato?
“Già due anni fa ho fatto una scelta di vita andando a lavorare a Camorino per la Sezione della circolazione. Un lavoro che mi piace molto e che mi mette a contatto con molte persone. Perciò va bene così”.
Tu sei nato nel 1992: hai conosciuto tanti giocatori che ora sono in nazionale, vero?
“Ho giocato nella nazionale under 19 con Xhaka, Seferovic e Rodriguez, gente che poi ha fatto una grande carriera. L’allenatore era Claude Ryf. Purtroppo quando sono andato a Bellinzona è arrivato Andermatt che si è portato diversi elementi dalla Svizzera interna e io ho avuto poco spazio. A quel punto la nazionale under 20 non mi ha più chiamato”.
Hai avuto anche esperienze a Chiasso e Sciaffusa.
“Soprattutto a Sciaffusa ho subito qualche infortunio di troppo che mi ha bloccato un po’ la carriera”.
Rimpianti?
“Diciamo che in certe occasioni avrei potuto essere più professionale. Se penso soprattutto al prima e al dopo allenamento, avrei potuto fare molto di più a livello di prevenzione, sia per le caviglie che per le ginocchia. Si pensa che da giovani siano cose inutili ma non è così. Se gente come Ronaldo o Ibrahimovic gioca ancora a quell’età è perché curano i minimi particolari. Forse ho sbagliato un po’ in quello…”.