TOKYO 2020
L'Olimpiade della speranza
Si aprono ufficialmente oggi i Giochi con un'edizione senza pubblico
Pubblicato il 23.07.2021 14:08
di Angelo Lungo
I Giochi olimpici rappresentano un avvenimento ambito e desiderato, è lo sport che pone al centro del mondo un paese. Le Olimpiadi giapponesi, invece, si aprono tra incognite e incertezze. La speranza di un ritorno a una parvenza di normalità, si scontra con l'apprensione che sembra sfociare nel disinteresse da parte degli appassionati locali. Schiacciato tra Usa e Cina, il paese voleva proporsi prepotentemente sulla scena internazionale. La pandemia ha sconvolto un simile progetto. La celebre scrittrice Randy Taguchi osserva che nel 2013, ai tempi dell'assegnazione dell'organizzazione della rassegna, la soddisfazione era evidente. L'idea era quella di una rinnovata ribalta. L'auspicio di una rinascita: dopo tragedie come il terremoto o l'incidente nucleare a Fukushima del 2011. Ma nel contesto attuale, di emergenza sanitaria, le persone si chiedono a cosa servono. La maggioranza si comporta come come se i giochi non ci fossero.
Un'edizione che si connota per l'assenza del pubblico: ci saranno solo spettatori televisivi.
Il Giappone è un paese dalla storia millenaria, con una cultura raffinata, complessa, simbolica e molto attenta ai dettagli. Vive una grande contraddizione: da un lato è ipertecnologico, immerso in una modernità folle; dall’altro è molto rispettoso delle sue antichissime tradizioni. La sua lontananza è solo apparente. I corsi di lingua giapponese suscitano un grande interesse da parte dei giovani europei, profondi conoscitori del loro fumetto: i Manga.
Ogni attività è contraddistinta da una visione artistica. È arte: l’artigianato; lo scrivere ossia la calligrafia; le composizioni floreali; la tenuta di un giardino; la cerimonia del tè; il cibo, i piatti hanno una composizione stagionale e i colori sono scelti in base a criteri precisi. In maniera sottile la loro vita è una continua espressione artistica.
Niente effetti speciali per la cerimonia di inaugurazione, come garantisce l'italiano Marco Balich, chiamato a sovraintendere lo spettacolo, nessun sfarzo, ma rispetto della tradizione, dell'eleganza, della cultura dei giapponesi.
I numeri indicano la presenza di circa 11500 atleti, confinati in un villaggio blindato. Imponenti le misure di sicurezza.
Nell'epoca delle passioni tristi, la speranza sta proprio nelle prestazioni dei partecipanti, nel loro spirito di competizione. Sognatori che hanno speso anni della loro vita per prepararsi a un evento che rappresenta l'apice della carriera per ogni sportivo e che vogliono esserci.
Chiosa il Barone Pierre de Coubertin: “La cosa essenziale nella vita non è conquistare ma combattere bene”.