Stanno tutti
bene: non è una cosa scontata dopo un mese di preparazione intensa.
L’amichevole con
l’Inter ha lasciato buone sensazioni e Braga, alla sua prima conferenza prepartita,
è capace di trasferire a chi lo ascolta una grande serenità.
Fin qui tutto
bene. Anzi, benissimo.
Addirittura il
clima potrebbe aiutare domenica: la canicola di questi giorni dovrebbe dissolversi
e Braga sembra essere sollevato. In questo non sembra troppo brasiliano.
La prima partita regala
sempre emozioni, anche in chi come lui è abituato a ben altro tipo di pressioni.
Ringrazia per l’accoglienza ricevuta in questo mese a Lugano e rivela che “gli
undici che scenderanno in campo dall’inizio sono già stati avvisati”. Non vuole
troppi rompicapi e così facendo riesce a dormire meglio la notte. Beato lui.
Ripete che vuole imporre
un calcio offensivo, fatto soprattutto di possesso palla: “Chi ha il pallone è
più felice”, sintetizza in una frase a cui è difficile ribattere.
Il primo tempo
della conferenza è un inno all’ottimismo.
Nella “ripresa” i
toni cambiano un po’.
Assieme a Régis,
a Lugano ormai da qualche giorno, altri due brasiliani sono comparsi negli spogliatoi
di Cornaredo: Yuri Silva e Luis Phelipe. I loro nomi erano stati fatti da
tempo.
Tutti convinti
che al solo vederli, a Braga si sarebbe aperto il cuore.
Niente di più
sbagliato.
Il mister, con
una sincerità a volte spiazzante, ammette: “Sono ragazzi che non ho mai
allenato e che non conosco molto bene. Non sono elementi che ho indicato io: la
società ha deciso di prenderli e io devo allenare gli elementi che ho a
disposizione”.
Una prima piccola
doccia fredda, un segnale al mercato e a chi lo sta facendo. La voglia di togliersi, comprensibilmente, la responsabilità di questi acquisti.
Chiama in causa
più volte Marco, riferendosi ovviamente al direttore sportivo Padalino: si aspetta
nuovi arrivi e di qualità.
“Abbiamo solo
23-24 giocatori, troppo pochi. Oltretutto un paio probabilmente se ne andranno
ed è normale che avremo bisogno di prenderne degli altri”.
Insomma, il
pacioso Braga, che fin qui aveva parlato soltanto della bellezza della città e
dell’entusiasmo dei suoi giocatori, sta cambiando marcia.
Arriva il
campionato, ci tiene a fare bene. Ha un curriculum e un blasone da difendere. Normale
che sia preoccupato. Forse soltanto un po’ in ansia. Capita anche ai più grandi
come lui.
Contro lo Zurigo, che fortunatamente per il momento non sembra una corazzata, giocherà la stessa squadra che ha pareggiato con l’Inter.
Domenica si
avvicina: siamo tutti un po’ agitati. È normale durante una pandemia e dopo un’estate
come quella vissuta dal club del presidente Renzetti.
Sarebbe bello
vincere e convincere. Ce n’è bisogno. Incrociamo le dita.