Ore 6: la stazione
di Lugano freme. Il treno alle 7 comincia a correre veloce in direzione oltre
Gottardo. L'arrivo alle 10 è puntuale: non c'erano dubbi. Basilea è
accogliente, richiama con toni composti e compassati ma promettenti. Il tram
numero 1 è pronto. La fermata prevista è Messeplatz.
In uno degli spazi
della fiera della città è allestito un evento. Una mostra che è incentrata su
un immaginario, una visione. Propone lo spirito del tempo con un obiettivo:
smontarlo.
In esposizione le
opere di un'artista: anonimo, senza identità, senza volto, una presenza che
nell'epoca delle immagini non intende apparire, vuole solo essere evocato.
È Banksy: di origini
britanniche, nato a Bristol, forse nel 1974, è tra i piû significativi
esponenti dell'arte di strada.
Il percorso che si
apre al visitatore è costruito abilmente, le serigrafie esposte sono corredate
di spiegazioni esaurienti e sintetiche.
L'inglese scientemente
ha scelto di essere ignoto. Ha deciso di fare parlare le sue produzioni, le sue
incursioni improvvise nelle città: colpisce e scompare.
Adopera ora il
fioretto, ora la spada. Vuole provocare, vuole destabilizzare il senso comune,
vuole capovolgere il punto di osservazione. Incita a riflettere, incita a
reagire, incita a opporsi.
Il suo bersaglio è
il sistema economico, le istituzioni, la guerra, la violenza, più in generale
il capitalismo.
“Non possiamo fare
nulla per cambiare il mondo fino a quando il capitalismo non si sgretolerà. Nel
frattempo dovremmo tutti andare a fare shopping per consolarci”.
Invita a lottare
contro il potere: quello cinico e che vessa. Convinto che i grandi crimini non
sono commessi da chi infrange le regole, ma da chi segue ordini senza
interrogarsi sulle conseguenze delle sue azioni.
Porta la sua arte
nelle strade. Non si rivolge alla massa ma alla persona, non si rivolge alla
gente ma all'individuo. E lo sprona a dismettere la veste del “consumatore”: di
affetti, di cose materiali.
Un anarchico?
Forse, probabilmente vorrebbe una libertà esagerata, quella che permette di
esplorarsi e vivere senza costrizioni o luoghi comuni.
“Alcune persone
vogliono rendere il mondo un posto migliore. Io voglio solo rendere il mondo un
posto più bello. Se non ti piace, puoi dipingerci sopra”.
Dopo l'immersione
nella mostra, uscendo si percepisce un soffio, un alone che invita a seguirlo
con inerzia. All'improvviso ecco il centro storico di Basilea, si cammina e si
giunge sulle sponde del Reno: poderoso, maestoso. E dal Reno si vedono delle
guglie, sono quelle della Cattedrale: la Basler Münster.
L'entrata lascia
senza respiro: nella navata sinistra, in obliquo rispetto a una splendida
vetrata, c'è un tomba, dove è sepolto un teologo: Desiderius Erasmus
Roterodamus ossia Erasmo da Rotterdam.
L'autore del libro
“Elogio della follia”.
“La pazzia
costruisce città, imperi, istituzioni ecclesiastiche, religioni, assemblee
consultive e legislative: l'intera vita umana è solo un gioco, il semplice
gioco della follia”.