Il ciclismo non
delude, conferma se stesso, emoziona. La prova su strada delle Olimpiadi ha proposto
uno spettacolo di livello. Tracciato duro e lungo oltre 234 km: si metta il
caldo afoso e si aggiunga la difficoltà nel controllo della corsa e il quadro
si completa in tutte le sue sfumature.
Selezione nel mondo
delle ruote significa che le difficoltà della strada e delle condizioni dettano
le regole del gioco, quasi sempre duro. Rimangono in pochi: quelli che hanno
maggiore resistenza; quelli che impongono, con la forza della mente, al fisico
di continuare a spingere sui pedali; quelli che hanno la volontà di potenza
esplorata al suo apice. E poi c'è bisogno del coraggio: scattare al momento
giusto, anche a costo di perdere la corsa. L'appuntamento con la gloria è
lastricato di sofferenza, di continui ostacoli. La luce si può spegnere
all'improvviso: specie dopo una stagione estenuante. E poi c'è l'ansia della
prestazione: che può tradire. L'orizzonte della vittoria promette e mantiene.
Fregiarsi dell'oro olimpico significa dare un senso a una carriera intera: si
rimane campioni per quattro anni; si rappresenta il proprio paese, fino a
diventarne l'emblema.
Ha tagliato il
traguardo in solitaria, con le braccia levate al cielo, un ecuadoriano: Richard
Carapaz, vincitore del Giro d'Italia del 2019. Il sudamericano ha piazzato il
suo affondo su un falsopiano: quando proprio nessuno se lo aspettava. E ha
resistito. Non ha mai voltato la testa. Ha deciso che questa doveva essere la
sua giornata. Pedalata dopo pedalata ha sempre dato impulso al suo tentativo e
alla sua fuga. La fuga è una delle essenze del ciclismo: la sua apoteosi. Soli,
braccati. Davanti la strada che manca: metri che diventano chilometri. Dietro
il pericolo che gli inseguitori arrivino a frantumare un sogno, a scardinare un
piano.
Strenuamente il
belga Wout Van Aert ha profuso tutte le sue energie, ha trascinato più volte il
gruppo rimasto, per cercare di stanare il fuggitivo, ma invano, alla fine è
riuscito a conquistare l'argento.
Bronzo per lo
sloveno Pogacar, dominatore del recente Tour de France.
Un oro storico per
il corridore sudamericano e per la sua nazione, che replica quello ottenuto da
Jefferson Pérez nella 20 km di marcia ad Atlanta nel 1996.
Carapaz
l'appuntamento con la storia non lo ha mancato. Ricorderà per sempre questa
giornata, la pulsione si trasformerà in sentimento: quello che appaga, che
riconcilia con se stessi ed esalta una professione. Sacrifici giustificati,
fatica che riempie. E avanti verso un altro obiettivo: la prossima corsa, la
prossima stagione, sapendo che la vittoria più importante e memorabile è stata
ottenuta.