CALCIO
Un giorno di metafore
Primo capitolo del diario stagionale di un telecronista che gira la Svizzera
Pubblicato il 26.07.2021 08:19
di Giorgio Genetelli
A volerci perdere del tempo in una foto dilettantesca come questa si vede di tutto: uno schermo vuoto, una gru, il vaso di fiori e i portici, un tavolino bagnato, il selciato, le nuvole. Fino a dettagli minimi come una biciclettina seminascosta, o il cartello giallo con una scritta nera (nessuna Bocca di rosa in vista, dormono ancora). È domenica, l’ultima di luglio e la prima di campionato, tra afa e acquazzoni, dalle country roads alla folle città, dai carri nei campi agli aerei nel cielo.
È tutto un giorno di metafore e rovesciamenti, lo Zurigo che sembra il Lugano di Jacobacci, il Lugano di Braga che tenta cose alla San Gallo di due anni fa. Forse vorrebbe essere addirittura bailada la squadra bianconera, ma i passi vengono fuori un po’ da debuttanti, commoventi e impacciati. È ancora uno schermo bianco la visione di Braga e il campo pare difficile come i ciottoli sotto i tacchi a spillo: servirebbe una gru per issare il pallone in cima alla rete, o forse un portico per immaginare una difesa funzionante che copra pochi lati liberi e non spazi aperti come in Oklahoma. Ci prova Bottão a portare fiori nel vaso di ferro zurighese, ma il vero debuttante Mucinho li lascia cadere in frantumi, mentre sotto i portici Hajrizi (Ahi, rizi) vede sfrecciare in pattini a rotelle il cacciatore di stelle Ceesay, un tipo allegro che quando tira mira quasi sempre al cielo.
Ci vorrebbe una biciclettina per mandare il postino con una letterina di suggerimenti alla confusa panca bianconera, lavata dalla pioggia e inservibile come il tavolino della foto. Talmente abbandonata che a un certo punto Braga, a prendere gli scrosci, manda fuori Cruztort il secondino mentre lui si ripara all’ombra dell’ultimo sole.
Infine, lo schermo si accende, entrano tutti al comando di Demba Mah, però finisce un po’ come a Laurel e Hardy con il pianoforte che scivola una decina di volte dalle scale senza che si possa mai suonare.
Comunque, il Festival del cinema sta per cominciare, non è detto che in concorso possa anche rientrare in tempo il Lugano di Braga, nella categoria neorealismo.
Intanto abbiamo scoperto cosa sta scritto sul cartello giallo: Lavori in corso, non sparate sul pianista.