Qua il consiglio è: mettere in cuffia la musica preferita e prepararsi
in sella con Jolanda Neff, Sila Frei e Linda Indergand. E via. Pedaleranno
loro, le meravigliose ragazze svizzere, a noi basterà goderci questo viaggio
tra la natura giapponese. Ci saranno sobbalzi dei cuori tra le pietre, occhi
annacquati dalla fatica e dalla felicità, gambe impiastricciate di fango e mani
artigliate ai manubri, per tirare e per aggrapparsi a un sogno là in fondo:
l’Olimpo.
Nelle curve sarà come alle giostre, che qui, in questo posto
di terra e bosco, in tempo c’erano davvero e poi sono state dismesse. Si va. Tornano
oggi, le meraviglie del parco giochi, e per empatia sentiamo anche noi la forza
e lo sforzo di Jolanda, Sila e Linda. La musica si fa più forte e le emozioni
ormai non si contengono, eppure questa ragazza d’oro e acciaio non si ferma
mai, non può e non vuole, l’Olimpo si avvicina.
Anche Sila e Linda sentono che il grande giorno sorge, anzi
è levante come questo paese lontano e che si chiama Giappone ma che ormai è
tutto rosso e pentacolo. In fondo all’ultima fanghiglia si vede un prato e poi
una striscia d’asfalto. Jolanda agguanta una bandiera e alza le braccia per
dondolarsi sull’altalena dell’Olimpo, dove gli dei la accolgono e tutti insieme
sollevano anche Sila e Linda. Le tre meravigliose e nostre ragazze, con le
quali tutta una popolazione si fidanza seduta stante, ora volteggiano nel cielo
di una gloria che è così grande da non riuscire nemmeno a pensarla.
Oggi si può ascoltare musica e vedere immagini,
senza fare nient’altro. Bisogna ringraziare lo sport, che fa straparlare,
piangere, ridere. Ma soprattutto, fa vincere con la gentilezza delle ragazze
scolpite nell’eternità olimpionica: Jolanda d’oro, Sila d’argento, Linda di
bronzo.