La scomparsa di
Ken Brady, 71 anni, ha fatto velocemente il giro del nostro cantone e non
soltanto in ambito cestistico.
Anche chi non era
proprio un amante del basket aveva già sentito il nome di quel ragazzone di 210
cm che nel lontano 1975 era arrivato in Ticino dal Michigan per giocare nella Federale.
Lo conosceva bene
Alessandro Cedraschi, che in quell’anno giocava proprio nella squadra di
Lugano.
“Avevamo appena
vinto la Coppa Svizzera ma in quell’estate cambiammo Lawrence e Moore per Brady
e Raga. Direi che ci abbiamo decisamente guadagnato e abbiamo capito subito di
avere in squadra due fenomeni”.
Che impressione fece Brady al suo arrivo?
“Aveva un fisico
statuario di due metri e dieci, senza un filo di grasso, un vero e proprio
totem. Non aveva forse una tecnica sopraffina ma era un uomo squadra: grazie a
lui io e Stockalper in quel periodo abbiamo realizzato tantissimi punti. In
Svizzera c’erano soltanto Williams e Sanford che potevano tenergli testa come
pivot”.
Con la Federale Brady
vinse un campionato e una coppa e poi anche con il Viganello. Giocò in Spagna e
nella Scavolini ma fece sempre ritorno in Svizzera.
“Si era adattato
benissimo al nostro cantone e al nostro modo di vivere. Ogni tanto faceva
ritorno negli Stati Uniti per qualche mese ma poi tornava sempre. Ormai era
diventato uno di noi. Nella sua vita ha fatto tanti lavori, era uno che si
adattava. Dal punto di vista umano era un autentico pezzo di pane”.
(nella foto RSI Ken Brady durante una puntata di "Sport non stop")