CALCIO
"Che emozione in panchina..."
A soli 16 anni e mezzo Attilio Morosoli, contro lo Zurigo, era la riserva di Baumann
Pubblicato il 28.07.2021 09:48
di Luca Sciarini
L’emozione era tanta, seduto lì in panchina, alla sua prima convocazione in Super League.
Il giovanissimo portiere Attilio Morosoli, 16 anni e mezzo, non dimenticherà mai il 25 luglio 2021 e la sfida di Cornaredo contro lo Zurigo.
Riserva di Baumann, era pronto a entrare in qualsiasi momento. Poi non è successo, ma l’emozione e la tensione di stare lì, in mezzo ai “grandi”, è qualcosa che ti resta sulla pelle. Per giorni e giorni.
“Ero molto emozionato per questa mia prima panchina: è un onore poter ricoprire quel ruolo alla mia giovanissima età. La notte prima ho fatto un po’ fatica ad addormentarmi, sapevo che Osigwe non era al cento per cento e che forse potevano convocarmi. Poi sabato, il giorno prima della partita, è arrivata l’ufficialità ed è stato un bel momento”.
In panchina non si è mai tranquilli, si è sempre pronti a entrare.
“Non si pensa a un infortunio del compagno ma quando l’ho visto tuffarsi un paio di volte come fa lui, ho temuto che potesse farsi male. Dalla panchina si soffre moltissimo e quando l’ho visto subire quei due gol, tra l’altro imparabili, mi è spiaciuto per la squadra e soprattutto per lui”.
In questi momenti, in cui i tanti sforzi sfociano finalmente nelle prime grande soddisfazioni, è facile tornare indietro ai primi passi.
“Ho iniziato quando avevo soli tre anni nella scuola calcio del FC Lugano e per qualche anno non ho pensato che sarei diventato portiere. Poi un giorno, nelle giovanili, mancava un portiere e sono finito in porta. Mi è piaciuto e da lì non sono più uscito”.
Anche da giovani il ruolo del portiere resta comunque delicato.
“Sappiamo che se sbagliamo noi prendiamo gol ma onestamente io ci convivo bene con questa responsabilità. Anzi, devo dire che mi piace. Ci vuole tanta autostima e almeno per il momento questa non mi manca”.
Autostima di cui Attilio ha fatto il pieno in un momento particolare.
“È iniziato tutto quando avevo 8-9 anni in un Milan Camp organizzato a Melide. Un allenatore dei portieri del Milan mi ha detto che secondo lui potevo avere un bel futuro e quella è stata senza dubbio una spinta importante. Ogni tanto ci ripenso”.
Nel Team Ticino ha avuto la fortuna di essere allenato da Riccardo Di Benedetto.
“È un allenatore che mi ha insegnato tanto, soprattutto il gioco con i piedi, dove lui è veramente molto bravo. Ormai in futuro i portieri dovranno saper giocare sempre in questa maniera e anche qui a Lugano, con mister Braga, si punta molto su questo aspetto. A me piace molto diventare in certi momenti un difensore aggiunto”.
Questo mese agli ordini di Braga, in una squadra di Super League, la preparazione è stata ovviamente diversa rispetto al passato.
“Rispetto al Team Ticino c’è stata ovviamente tanta differenza: con Redaelli, preparatore dei portieri della prima squadra, è stata veramente dura a livello fisico. Non me l’aspettavo così. Alle 8 di sera ero già stanchissimo e andavo a dormire. Non mi era mai successo. Ora però sono contento perché mi sento molto bene a livello fisico”.
Anche lavorare a fianco di un portiere come Baumann ovviamente lo ha aiutato.
“È bello allenarsi con gente così: lui mi parla tanto, mi ha dato tanti consigli importanti. È un grande portiere, per un giovane come me è da prendere come esempio”.
Il suo idolo però è un altro.
“Il mio è sempre stato il portiere della nazionale Sommer, un po’ troppo sottovalutato. Non è altissimo, come me, ma è molto bravo con i piedi, è esplosivo e ha una grande personalità”.
A proposito di nazionali, Attilio dopo la Under 16 e 17, ora veste la maglia rossocrociata dell’Under 18.
“È un grande onore vestire la maglia della nazionale, essere nello spogliatoio con i migliori giocatori di tutta la Svizzera. Quando la indossi senti una certa emozione e anche un po’ di ansia”.
A Lugano in questi giorni è rientrato Osigwe e per Attilio non ci dovrebbe più essere spazio in panchina. E allora cosa farà?
“Gli allenatori della nazionale preferiscono che giochi con l’Under 18 del Team Ticino e non con l’Under 21. Per me onestamente cambia poco. A quest’età è importante giocare. Intanto mi tengo l’emozione della convocazione e la possibilità di allenarmi con la prima squadra. Poi vedremo…”.
Alla sua età non c’è fretta: si può crescere con calma e senza troppe pressioni.
Avanti così Attilio.