Le Olimpiadi sono
nate sotto il segno dello scetticismo. Giapponesi freddi per una manifestazione
che si svolge senza pubblico e senza la pressione dei tifosi: quella che può
inibire. Eppure la rassegna non sta deludendo, nonostante la bolla in cui sono
immersi gli atleti stanno esprimendo se stessi. Sono loro i veri protagonisti:
vincitori e vinti. Sportivi che fanno sacrifici, allenamenti estenuanti, vite
ritirate, controllo ferreo dell'alimentazione, con un obiettivo: presentarsi al
meglio in un appuntamento unico e che raramente concede seconde occasioni. Sono
ragazzi davanti a un impegno che rappresenta l'apice di una carriera. Cinque
anni nella vita di un agonista rappresentano un'eternità, una lunga attesa, la
speranza che tutto proceda per il meglio e che non ci siano ostacoli. Ecco la
motivazione che spinge, che sprona ad andare avanti senza esitazione. Atleti
che sono super controllati: la scienza è diventata un supporto essenziale.
Arriva la gara.
E l'interiore può
esplodere, il flusso del soffio si interrompe: tutto diventa pesante, opprime e
blocca.
La ginnasta Simone
Biles, una fuoriclasse, all'improvviso si è ritirata durante la gara a squadre.
Un autentico crollo emotivo. Dimostrando la sua grandezza non ha accampato
scuse. Ha sentito che dentro di lei all'improvviso qualcosa si era rotto. Ha
ammesso che vuole concentrarsi sul suo stato mentale, la priorità è la sua
salute, il suo benessere. Una confessione dignitosa: ecco ora, sul piano
sportivo, sono debole. La fiducia che viene meno, il nervosismo che attanaglia.
Lei ha parlato di demoni nella testa.
La tennista
giapponese Naomi Osaka è la numero due del ranking mondiale, capace di vincere
quattro tornei dello Slam, ritenuta una delle favorite. Fuori agli ottavi: in
lacrime. Dall'aspettativa di assurgere a eroina nazionale, a una cocente
delusione. La sconfitta l'ha definita uno “schifo”. Troppo forte la tensione e
la consapevolezza che non ha saputo reggere alla pressione.
La paura è un
meccanismo di difesa, di adattamento, in assenza di un reale pericolo si
sviluppa l'ansia. Molti atleti danno il loro meglio in allenamento, non
riuscendo a ripetersi al momento della competizione.
E poi c'è la
sfrontatezza della gioventù: quando i pensieri non sono ancora complessi, sono
leggeri e consentono di volare.
Nell'inedita
disciplina dello skateboard femminile, l'oro è andato a una tredicenne
giapponese, l'argento a una brasiliana anche lei tredicenne, il bronzo a una
giapponese sedicenne. Un podio che conta 42 anni in tre.
Spiega lo
pischiatra Eugenio Borgna. “Dovremmo sapere che nella vita non tutto è
dicibile, e non tutto è esprimibile; e non dovremmo illuderci di potere
spiegare i pensieri che abbiamo, e le emozioni che proviamo, con le sole parole
chiare e distinte”.