TOKYO 2020
La ricerca ossessiva della perfezione
Perché alcune atlete di livello mondiale sono crollate in queste Olimpiadi?
Pubblicato il 30.07.2021 16:06
di Fausto Donadelli
Mai come in questi giorni si è potuto vedere quanto sia fondamentale la gestione mentale ed emozionale non solamente per il raggiungimento della performance nella competizione agonistica ma, soprattutto, per mantenere la giusta costanza ed efficacia per restare ai vertici. Naomi Osaka, Simone Biles e Benedetta Pilato, rispettivamente campionesse di tennis, ginnastica artistica e nuoto hanno, purtroppo o per fortuna, aperto ancor di più gli occhi al grande pubblico su qualcosa che ancora viene spesso sottovalutato. 
Tutte e tre sono arrivate a Tokyo 2020 da favoritissime per l'oro ma per motivi apparentemente simili, invece non hanno retto la pressione tanto da fornire prestazioni da “atlete normali”, decisamente molto al di sotto delle loro reali capacità, che le ha inevitabilmente portate alla mancanza di risultato. Tutte e tre ammettendo che il “crollo” è stato causato da un blackout mentale. 
Leggete bene queste dichiarazioni:
 “È andato tutto storto, ho sentito su di me troppa pressione. Per me ogni sconfitta è una delusione, ma oggi sento che questa delusione fa schifo più delle altre.” (Osaka)
 “A volte mi sento davvero come se avessi il peso del mondo intero sulle mie spalle, so che lo spazzo via e faccio sembrare che la pressione non mi colpisca, ma dannazione a volte è difficile Le Olimpiadi non sono uno scherzo” (Biles)
 “Non trovo una spiegazione, prima stavo benissimo e invece dopo i primi 50 ho iniziato a fare una fatica assurda. Vediamo a mente fredda, in questi giorni avevo l'ansia però oggi stavo benissimo e non vedevo l'ora di far la gara”. (Pilato) 
In quanto mental coach non sono solito soffermarmi sul cosa è andato storto preferendo, al contrario, analizzare quale potrebbe essere la giusta attitudine per far si che questo non accada. 
Quando parliamo di sport d'elite e non solo, cos'è che consente di puntare agli obiettivi con efficacia, costanza, determinazione? Affrontando innumerevoli sacrifici costituiti da ore e ore di allenamenti, rinunce nelle relazioni sociali, nella propria dieta alimentare, nella gestione della propria quotidianità e tanto altro ancora? 
La risposta è semplice: la “forza di volontà”, ovvero il motore che permette di “sopportare” tutto questo a favore di ciò che proveremo una volta raggiunto l’obiettivo. 
Ma la volontà di per sé non è sufficiente, infatti un motore non potrà mai accendersi senza il carburante. 
E allora?  Cosa manca per far si che tutto prenda forma? 
Molti risponderebbero: la “motivazione” ma, non io (ecco spiegato il perché non mi piace essere definito un motivatore).  
Si, perché sicuramente la motivazione è un fattore importante, in quanto ci permette di accedere alle risorse più impensate capaci di darci quel “di più” per incrementare anche se di pochissimo la prestazione ma, la motivazione è a tempo determinato, motivo per cui la sola motivazione non è sufficiente. 
Ed ecco che a questo punto salta fuori la parola che negli ultimi anni, anche causa pandemia, abbiamo sentito e letto molte volte ovvero: “resilienza”.
 Ma chi realmente ha compreso di cosa si sta parlando? 
Il termine resilienza viene utilizzato in molti campi, come per esempio nell'ingegneria dove serve a definire la caratteristica di un determinato materiale di assorbire energia senza rompersi, oppure nell’informatica dove per resilienza si indica la capacità di garantire la continuità di servizio da parte di differenti apparati elettronici interconnessi fra loro, mentre nella biologia per questa parola serve per spiegare le proprietà di un sistema vivente di tornare al proprio equilibrio dopo una variazione o danno. 
In ambito psicologico la resilienza è l'abilità di una persona nel reagire in modo efficace alle difficoltà e di riorganizzare la propria vita (gestione del cambiamento), riuscendo persino a raggiungere obiettivi importanti.  In ambito sportivo, essendo l'atleta prima di tutto un essere umano, la resilienza è il “carburante” della forza di volontà.  
Una vera e propria fonte inesauribile che permette di mantenere costanti motivazione e forza di volontà anche quando i risultati tardano ad arrivare, oppure quando ci si sente sopraffatti dagli eventi o ancora quando si avrebbe semplicemente voglia di smettere, di fermare tutto. 
È la straordinaria capacità di rialzarsi dopo una caduta, con l'abilità di capire dove non si è stati efficaci così da saper apporre i giusti correttivi ed aumentare ancor più l’impegno per migliorarsi e diventare ancora più bravi in ciò che facciamo. 
Perciò, possiamo girarci intorno quanto vogliamo ma, premesso che l’utopia della perfezione porta al fallimento mentre la ricerca costante dell'eccellenza conduce al successo, per essere costanti è necessario sviluppare al meglio forza di volontà e resilienza.
E come posso imparare a sviluppare al meglio queste caratteristiche? 
Imparando a riconoscere e gestire al meglio le emozioni, così da accogliere, trasformarle ed utilizzarle con efficacia. Tornando a provare gioia e amore nel fare quello che ci riesce di più, senza lasciarsi distrarre da false aspettative, pressioni, stress ecc. 
Tornando a divertirsi come quando si era bambini. 
Questo è quello che auguro a Naomi, Simone, Benedetta e a chiunque potesse trovarsi in una situazione simile.