Super League
Mura e rotaie a Zurigo
. Il viaggio in tram dalla Bahnhof al Letzi è un quadro in movimento
Pubblicato il 01.08.2021 13:46
di Giorgio Genetelli
Non parla nessuno, esclusi i soliloquenti con gli auricolari, però Zurigo è piena e indaffarata anche di sabato. Le persone sono tornate per strada e vanno qua e là come se fosse riapparso il senso delle cose. Il viaggio in tram dalla Bahnhof al Letzi è un quadro in movimento, ancora però nel silenzio più completo della gente. Si sente lo sferragliare e si gode dello spostamento repentino causato dalle rotaie.
Lo stadio, tre ore prima, è deserto, ma in questo caso è una forma intima, non come quando era vuoto per virus. Poi prende vita con placidità, fuori comincia a rumoreggiare il disappunto degli ultras da curva, che non ne vogliono sapere di tracciamenti e certificati. I canti e i botti arrivano nelle cuffie da un altrove, con un battito da savana. Le prime ombre dell’assedio salgono sui muri perimetrali, invasori dissidenti che danno all’austero Letzi un’aria da Sudamerica.
Qualcosa di arcano succede anche nel campo, forse una macumba. Il Losanna si dispone in colore viola e si muove a ritmo d’Africa, ma viene colpito proprio da un figlio di quel continente, il gambiano Ceesay. Gli risponde subito Ouattara, ivoriano, ma Ceesay replica, trovando una mira che non ha mai avuto. Fuori i tamburi ora rullano, in anticipo sul Primo d’agosto esplodono fuochi. Zurigo s’infiamma di passione, lo speaker invita ad abbandonare le mura, senza che nessuno gli dia retta. Tutti sordi e ciechi.
La partita finisce verso l’imbrunire e quasi subito svaniscono voci e spari. Resta ancora e solo il rumore del tram sulle rotaie e poi il fruscio del treno ultramoderno che riporta in Ticino con quel senso ovattato da camera d’ospedale nella notte.
No, non siamo ancora guariti, in fondo siamo solo alla seconda di campionato e il Losanna non ha ancora capito che giocando così retrocede. Con o senza pubblico.