Tokyo 2020
Una vita lunga 100 metri
L'italiano Jacobs compie un'impresa storica e stupisce il mondo
Pubblicato il 02.08.2021 08:20
di Angelo Lungo
L’atletica è la Regina delle Olimpiadi, i 100 metri ne sono la sua quintessenza. Una pista rossa. Uno sparo. Un lampo. L'attimo che trova un significato. Fuga, inseguimento, assalto. La speranza. L'aspettativa. Si parte da zero per tentare di raggiungere l'infinito. Tutto diventa celere. Corpo e mente devono funzionare all'unisono. Il corpo è modellato, quasi perfetto, deve fendere l'aria. La mente deve essere libera, deve incitare e motivare. La corsia rappresenta un destino che si compie: avvera sogni, sancisce delusioni. L'avversario ti è vicino, lo scorgi, lo devi battere, anche per un solo centimetro. E sul traguardo: serve lo slancio. La gara è finita, ma si continua a correre per inerzia, per scaricare, la scioltezza per riportare l'equilibrio nella propria vita.
La gara olimpica sui 100 metri ha stabilito che l'uomo più veloce del pianeta è un italiano di 26 anni: Marcell Jacobs. Qualificazioni in crescendo rossiniano e finale condotta in maniera superba. Avversari annichiliti e battuti nettamente. Ora lo aspetta la fama, la gloria, gli onori, la sua carriera ha svoltato in direzione della notorietà: quella che rimarrà per sempre.
Jacobs, nella sua vita, ha sofferto. Ha dovuto attraversare strade impervie e tortuose. Per raggiungere certi livelli nello sport moderno l’interiore deve suonare una sinfonia armonica. Le doti naturali non bastano. L'aiuto con una mental coach lo ha sbloccato. Lo attanagliava la pesantezza di un rapporto complicato con il padre statunitense: percepito come lontano e assente. Liberatosi di simili pastoie, ha deciso di esplodere: leggero e sfrontato. Era il momento che tutti lo conoscessero. La sua patria ora lo acclama, il poliziotto riceverà i massimi riconoscimenti, assurgerà a icona: meritandolo.
La storia racconta che le prime Olimpiadi moderne si tennero ad Atene nel 1896. I 100 metri furono vinti da Thomas Edmund Burke, un americano di 20 anni. Vestito di bianco, pettinatura azzimata, sulla linea di partenza stupì tutti: prima dello sparo si accovacciò, all'epoca, nella specialità si scattava in piedi.
Scrive Pier Paolo Pasolini: “Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori?”.