Quando il calcio non è un affare
Un Barca di debiti
La situazione finanziaria del club spagnolo è drammatica
Pubblicato il 17.08.2021 11:27
di Angelo Lungo
Il tridente del 2017: Messi; Sanchez; Neymar. Quello del 2021: Braithwaite; Depay; Griezmann, lontano parente di quello ammirato ai tempi dell'Atletico Madrid. L'estate del Barcellona è piena di colpi di scena a ripetizione. Si parte con la dipartita del suo campionissimo: allevato, coccolato, protetto, esaltato. Una corrispondenza di amorosi sensi: interrotta per mere questioni economiche, Messi è diventato troppo caro. L'introduzione di un tetto salariale ha imposto il sacrificio inimmaginabile. E nell'imminenza della partenza del campionato solo il taglio di stipendio accettato da Gerard Piqué ha consentito ai catalani di depositare i contratti di Depay, Garcia e Manay. Un decurtamento dell'ingaggio lo dovrebbero accettare prossimamente: Busquets; Jordi Alba; Sergi Roberto. La “cantera” mostra tutta la sua riconoscenza. Debutto dei catalani nella Liga: il maestoso Nou Camp invaso, si fa per dire, da 15mila tifosi, molti indossavano la maglia del loro idolo, la Pulce. Risultato sbloccato da Piqué una sorta di nemesi quasi ad attenuare i patemi. Vittoria convincente contro la Real Sociedad.
Tutto bene? Forse sul campo.
L'indomani il presidente Joan Laporta ha parlato. Parole pesanti: lo stato delle finanze del club è disastroso. La perdita nel corso dell'ultimo anno ammonta a 481 milioni di euro. Il debito complessivo si attesta a 1482 milioni. Il costo dei salari dei calciatori è di 365 milioni. Una situazione, eufemisticamente, drammatica. Qualsiasi azienda, con simili numeri, avrebbe dovuto portare i libri in tribunale e dichiarare il fallimento. Il Barca per anni pareva un modello, un colosso che aveva due punti fermi: la Masia, ossia la sua struttura di formazione che sforna talenti per la prima squadra; l'azionariato popolare. Ebbene qualcosa non ha funzionato: i dirigenti hanno compiuto scelte, clamorosamente, sbagliate. Inoltre, è in atto uno scontro politico con il presidente della Liga Tebas. Quest'ultimo ha firmato un accordo, in relazione alla vendita dei diritti televisivi, che si pone l'obiettivo di rendere più equilibrato il campionato. Ma la nuova ripartizione degli introiti non convince Laporte, che ha opposto il suo rifiuto. Verranno intraprese altre strade per ripianare questa montagna di debiti.
Quello del Barcellona è un caso emblematico. Il prodotto calcio vende, lo sport è popolare, cattura appassionati in ogni parte del mondo. Ma la gestione economica è pessima. Non ci sono limiti a spese che non possono giustificarsi. E mancano regole. Com'è possibile che gli spagnoli abbiano accumulato un simile debito? Dov'erano i controlli della Liga e quelli dell'Uefa? Prossimamente dovrebbe essere introdotto un nuovo Fair Play Finanziario.
L'auspicio è che non si tratti di un mero esercizio di gattopardismo per cui: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.